La villa Ghisilieri di Colle Ameno: origini e vicende evolutive. (Foto e documenti)

PAGINA IN COSTRUZIONE

Fig. 1 L'insediamento di Colle Ameno. (foto IBC, 1981)

Fig. 1 L’insediamento di Colle Ameno. (foto IBC, 1981)


Fig. 2 ASBo, Archivio dei Periti Agrimensori, Alfonso Nelli. La mappa del 1609 (copia ricalcata a mano dall’originale) è relativa ad un predio posto nel Comune di Pontecchio in “loco detto Borghetto” acquistato da Marcello Ferrari per conto degli eredi del conte Dionisio Rossi, consistente in “una pezza di terra arativa, prativa, arborata, vidata, moreta, et fruttifera, con casamento nobille colombara, corte cinta di muro, casamento per lavoratori, teggia, stalla et suoi soprastanti servitio della possessione, et con un casamento grande ad uso Osteria, con un’altra casa ad uso de forno”. La proprietà oggetto della perizia, di estensione pari a 63 tornature, 83 tavole, e 25 piedi, confinava a ponente con la “via pubblica del Sasso” (attuale strada Porrettana), a mezzogiorno con un’altra via pubblica, a levante con il sig. De Marescalchi e settentrione, per mezzo di uno stradello, con la proprietà del sig. Maranini e del sig. Palmieri; in adiacenza alla proprietà si trovava però una porzione, adiacente alla “via pubblica del Sasso” del sig. Musotti de Ghisilardi, in qualità di amministratore dei beni di S. Nicolò, di estensione pari a 7 tornature, 44 tavole 15 piedi.


Ricostruzione dell'impianto planimetrico del palazzo nell'anno 1667

Fig. 91. Ricostruzione dell’impianto planimetrico del palazzo nell’anno 1667 con ipotesi di distribuzione degli ambienti, dedotta dall’inventario dei beni di Giovanni Davia che elenca, nell’ordine, le seguenti stanze: “‘Logia di Sotto” (1), “Tinello” (2), “Stanza che segue” (3), Camera dell’arme” (4), ‘”Camerino appresso” (5),”Stanza involta verso l’orto- (6), `Stanza che segue senza finestre- (7), “‘Camerino sotto la scala, che serve per salvarobba” (8), °Stanza involta verso la stalla- (9), “Salletta” (10), “Cusina” (11), ‘”Cantina” (12), ‘”Logia disopra” (13), “Stanza sopra il pozzo”” (14), “Stanza picola verso l’orto”” (15), “Stanza grande verso l’orto'” (16), “Stanza appresso alla porta rimpetto alla stalla- (17), “Logia di fuori” (18), “Camerino nell’anditino di sopra’ (19), Stanza di sopra dove stanno le donne”‘ (20), “Primo granaro” (21), Bogaderia° (22), “Stanza sopra'” (23), “Cantina de contadini “(24), Stalla” (25). La ricostruzione della distribuzione degli ambienti si è basata sulla descrizione del-le stanze, con relativo mobilio, citate nell’inventario, ma rimane solo una delle ‘”possibili” interpretazioni a causa del riferimento nella localizzazione delle stanze ad elementi oggi scomparsi e di incerta collocazione (orto, stalla ecc.). Inoltre le trasformazioni apportate nel XVIII secolo per la realizzazione di villa Ghisilieri hanno in parte modificato le caratteristiche dimensionali o distributive di alcuni ambienti.


 La mappa (copia replicata a mano dall'originale), datata 2 maggio 1637.

Fig. 4 ASBo, Archivio dei Periti Agrimensori, Francesco Martinelli. La mappa (copia replicata a mano dall’originale), datata 2 maggio 1637, mostra che il terreno a nord del Rio di Casio, è ancora proprietà del conte Paolo Emilio Rossi.


Mappa del 1775

Fig 5 ASBo, Ufficio Acque e Strade, Campione delle strade, volume III, mappa n° 11b. La mappa del 1775 disegnata allo scopo di identificare le “strade stradelli e sentieri pubblici e privati che sono nel Comune di Pontecchio” rappresenta gli elementi significativi del territorio.


Stralcio della Carta Tecnica Regionale relativa alla zona di Pontecchio

Fig.6. Stralcio della Carta Tecnica Regionale relativa alla zona di Pontecchio con individuazione dei riferimenti significativi già presenti nelle mappe sei-settecentesche. La viabilità storica è contrassegnata in rosso, di tonalità scura per i tratti rappresentati nelle mappe dei Periti Agrimensori e di tonalità chiara per le parti di completamento. Le emergenze architettoniche o le località sono indicate in rosso quando ancora esistenti e in azzurro quando non più esistenti o non identificabíli.


Mappa allegata al documento che tratta della permuta di due predi avvenuta nel 1675

Fig. 7. ASBo, Demaniale, S. Stefano di Pontecchio, 4/496. Mappa allegata al documento che tratta della permuta di due predi avvenuta nel 1675, contrassegnate con le lettere A e B e indicate rispettivamente con le diciture “”Beni della Pieve di Pontechio detti le predose hora del sig. conte Rossi” e “sig”. conte Rossi hora del mona(stero)”. La pianta attribuisce i beni circostanti alle due suddette pezze di terra oggetto della permuta in prevalentemente all’amministrazione di S. Nicolò di Pontecchio e in parte ai conti Rossi.


 Schema rappresentativo della proprietà de ""La Perdosa "" nel 9667

Fig.B. Schema rappresentativo della proprietà de “”La Perdosa “” nel 9667 (contestualizzata nell’ambito dell’area occupata dal complesso del Colle Ameno settecentesco]. L’ingresso alla palazzina di campagna, tramite cui si accedeva alla loggia de( piano terreno, è allineato con l’ingresso alla proprietà, contrassegnato da due tassi disposti lateralmente al portone (ancora presenti]. La casa, stalla e teggia per contadini sono state ricondotte ad un solo fabbricato, presumibilmente ad uso promiscuo, poiché dalla descrizione presente nell’inventario del 1667 queste tre funzioni sembrano essere accorpate in un unico edificio; questa ipotesi è avvalorata dal fatto che negli inventari successivi si parla solo di “”casetta per l’ortolano” o “casa picola ad uso di ortolano”” senza alcun riferimento ad altre pertinenze ad uso dei contadini. ll perimetro tratteggiato indica la collocazione ipotetica di alcuni fabbricati oggi difficilmente individuabili: la stalla, teggia e rimessa di pertinenza della “”casa da padrone”” sono state localizzate sulla base degli studi compiuti prima della demolizione del fabbricato (OIKOS RICERCHE SRL, 20001. l confini della proprietà sono stati invece indicati sulla base delle informazioni dell’inventario (elaborazione grafica E. Gentilini, 2011; le diciture sono indicate in nero quando la collocazione è ritenuta “”certa “, in rosso quando ritenuta probabile e in azzurro quando solo ipotizzata senza riscontri sul costruito.


Fig. 9 Palazzina Davia, fronte sud. Sono riconoscibili gli elementi propri della tipologia della palazzina di campagna cinque-seicentesca, caratterizzata da una volumetria compatta e una composizione rigorosamente simmetrica del fronte; la porzione di facciata su cui si aprono le tre finestre centrali è riconducibile al nucleo “originario” dell’edificio, mentre le due finestre laterali si aprono sulle due ali aggiunte in un secondo momento. (foto E. Gentilini, 2006)


Palazzina Davia, "loggia di sotto"

Fig. 10 Palazzina Davia, “loggia di sotto”, vista rivolta verso l’ala est. La loggia passante costituiva l’elemento fondamentale dell’organizzazione dello spazio poichè distribuiva le diverse stanze dell’edificio. (foto E. Gentilini, 2006)



Fig. 12 Particolare della tecnica costruttiva della “casa dei padroni”. La parte destra riferibile alla prima fase costruttiva di villa Davia presenta una muratura mista di ciotoli di fiume e mattoni: i primi assemblati in modo regolare secondo allineamenti orizzontali ben definiti e i secondi utilizzati sia come corsi di “regolarizzazione” che come pilastri di irrigidimento dell’apparecchio murario. La parte di sinistra riferibile ad una delle due ali aggiunte in un secondo momento presenta invece una muratura realizzata con solo ciotoli di fiume, di dimensioni differenti dai precedenti assemblati in modo più irregolare; questo apparecchio murario non è ammorsato al pilastro in laterizio della prima fase costruttiva della palazzina. (foto E. Gentilini, 2011)


Fig. 13 Particolare della tecnica costruttiva della “casa per contadini”: sono visibili una delle aperture tamponate e la netta cesura fra due tessiture murarie differenti e riferibili a due diverse fasi costruttive: la parte di sinistra della “casa per contadini” mentre la parte destra riferibile alla costruzione in epoca settecentesca del corpo di fabbrica fra la palazzina Davia e la suddetta “casa per contadini”. (faoto E. Gentilini, 2005)


Schema rappresentativo della proprietà de "Le Predose" nel 1689

Fig. 14. Schema rappresentativo della proprietà de “Le Predose” nel 1689 (contestualizzata nell’ambito dell’area occupata dal complesso de'( Colle Ameno settecentesco]. Il posizionamento del pozzo è stato avanzato sulla base della relazione allegata al progetto esecutivo dell’edificio exscuderie (OIKOS RICERCHE SRL, 1997), che informa della presenza in quella zona di uno spazio pavimentato in ciottoli con un pozzo in mattoni corredato di una vasca in arenaria, di edificazione seicentesca; in prossimità del pozzo doveva presumibilmente essere localizzato l’orto, per gestíre in modo più funzionale l’approvvigionamento dell’acqua ad uso delle attività agricole. l confini della proprietà sono rimasti invariati rispetto all’inventario precedente, ad eccezione del confine di levante dove lo “stradello pubblico ‘” è sostituito dalla proprietà di Giovanni Francesco Davia. Questo dato testimonia l’accrescimento della proprietà delle Predose almeno con l’acquisto della pezza di terra dai conti Nestore e Ottavio Maria Rossi nel 1675, dopo l’edificazione della cappellina privata, per la realizzazione dell’orto (elaborazione grafica E. Gentilini, 2011; le diciture sono indicate in nero quando la collocazione è ritenuta -certa”, in rosso quando ritenuta probabile e in azzurro quando solo ipotizzata senza riscontri sul costruito).


Fig. 15. Ricostruzione dell’impianto planimetrico del palazzo nell’anno 1689, con ipotesi di distribuzione degli ambienti, dedotta dall’inventario dei beni di Giovanni Francesco Davia che elenca, nell’ordine, le seguenti stanze: “Stanza contigua al granaro”(1), “Buratterai” (2), “Granaio” (3), “Loggia di sopra ” (4), Galleria ” (5), “Loggia tra le gallerie e le stanze” (6), “Saletta contigua alla (oggietta sudetta “(7), “Camera contigua alla saletta e che ha l’ingresso da detta Saletta” (8), “Altra stanza contigua alla sudetta saletta come sopra” (9), “Altra stanza contigua alla sopradetta saletta ” (10), “Stanza nella loggia cioè dove habita la signora Cattarina, quando è in campagna, e che ha l’ingresso da detta loggia” (11), “Stanza contigua alla sudetta goduta pure dalla signora Cattarina” (12), “Altra stanza à mano Sinistra nel venire sopra le scale, e contigua alla loggia” (13), “Altra stanza à mano destra nel salire sopra le scale, e dove habitava il già signor Giovanni Francesco Davia” (14), “loggia d’abasso” (15), “Loggietta dove è la fuga ò sia galeria d’abasso” (16), “Prima stanza nell’entrare dentro del portone à mano dritta verso il giardino” (17), “Seconda stanza passato la sudetta loggietta, o galeria dall’istessa mano” (18), “Terza stanza rincontro alla suddetta, et cioè à mano manca nell’entrare dentro dall’altro portone” (19), “Saletta del trucco “” (20), “Loggietta per andare in cantina” (21), “Dispensa” (22), “Tinello in cantina” (23), “Stanza del forno” (24), Salvarobba nel tinello (25), “Cantina” (26), “Cucina ” (27), “Stanza dove è il secchiaro, e pozzo contigua alla cucina” (28), Stanza de servitori” (29), “Stanza dell’armi” (30), “Bugadaria” (31), “Stanza sopra la bugadaria del fattore” (32),” Nella teggia ” (33), “Nella Rimessa” (34), “Nella stalla ” (35), “Nella cappelina ” (36), “All’uscio della cappellina’ (37), “Nella loggietta di detta capellina per andare in sacrestia” (38), “Nella sacristia ” (39), Nel giardino” (40), “Nella stanza de libri” (41).
L’inventario principia l’elencazione degli ambienti dal sottotetto dove si riscontra una destinazione d’uso sostanzialmente invariata rispetto all’inventario del 1667 con la collocazione del granaio (3), della lavanderia (2) e della stanza dei servitori (1) disimpegnati dalla “Loggia di sopra” (4); in questo inventario la dicitura di loggia di sopra sembra essere utílizzata per l’ambiente di distribuzione delle stanze del sottotetto – e non del primo piano – poiché dalla descrizione non risultano esserci dipinti o altre suppellettili di arredo, confacenti ad un ambiente del piano nobile, ma solo quattro ” cassabanchi”. L’ambiente di distribuzione del piano primo, invece, sembra essere descritto suddividendolo in tre parti definite “Galleria” (5), “loggia tra le gallerie e le stanze” (6) e”Saletta” (7), e risulta convenientemente arricchito con diverse suppellettili e numerosissimi dipinti e arredato con il mobilio consono ad un salotto, con tavolini e sedie, che lascia presumere la sua utilizzazione come ambiente destinato alla riunione ed allo svolgimento di attività collettive della famiglia; tutti gli altri ambienti del piano nobile (8-14) risultano invece essere le stanze private dei padroni.
Anche al piano terra la loggia di distribuzione sembra essere descritta suddividendola in più parti, la “Loggia d’abasso ” (15) e la “Loggietta” dove è la fuga o sia galeria d’abasso”(16), arredata con sedie e credenze e costellata di quadri, sculture e suppellettili di vario tipo. Le altre stanze al piano terra sono in parte ad uso abitativo dei padroni o dei servitori (17-21, 29) o ambienti di servizio (22, 30). Va specificato che l’utilizzo dei termini galleria, che identifica una stanza chiusa destinata al passeggio e al passaggio nei vari appartamenti, in cui era uso esporre oggetti, e fuga (di stanze), ovvero una serie di stanze che sono sulla medesima dirittura e con usci di comunicazione che si succedono sulla stessa linea, lascia presumere l’esistenza di una struttura più articolata della palazzina da collocare nella serie di ambienti allineati nella sequenza delle ali laterali aggiunte. Al piano interrato sono collocati gli ambienti per la conservazione e la preparazione del cibo (23-28); la “Stanza dove è il secchiaro e pozzo contigua alla cucina'” (28) è identificabile e localizzabile con ragionevole certezza poiché nell’ambiente è tutt’ora presente un pozzo; questo riferimento è servito anche per la localizzazione degli ambienti contigui. La Stanza del forno” (24) è invece l’unica ad essere coperta con una volta a botte anziché a crociera, elemento che forse può indicare una diversa utilizzazione dell’ambiente.
Risulta interessante l’esistenza di una stanza dei libri” (41), ossia di una biblioteca contenente “libri parte francesi e parte italiani”, che viene elencata per ultima nell’inventario, dopo il giardino, della quale risulta difficile individuarne la collocazione, che si può comunque ipotizzare all’interno del palazzo [elaborazione grafica E. Gentilini; 2011; la numerazione delle stanze è indicata in nero quando la collocazione è ritenuta più certa, in rosso quando ritenuta probabile e in azzurro quando solo ipotizzata, mentre è stata omessa quando sarebbe risultata troppo arbitraria; il perimetro tratteggiato indica delle pareti oggi non presenti, ma all’epoca presumibilmente esistite nell’impianto del palazzo].


Stralcio dell'albero genealogico della famiglia Davia

Fig. 16. Stralcio dell’albero genealogico della famiglia Davia (in grassetto sono identificati i proprietari accertati delle “Predose ” e in corsivo/corsivo grassetto i membri della famiglia che hanno avuto parte nelle vicende narrate]. La famiglia Davia, originaria dell’alta Lombardia, giunse a Bologna sull’ondata di una tradizionale corrente migratoria, risalente ai maestri comacini del Medioevo, che si perpetuava ancora nel Cinquecento. Le vicende della famiglia sono caratterizzate dalla progressiva ascesa politica e sociale dei vari membri che, da poveri forestieri immigrati a Bologna, si arricchirono con il commercio e approdarono in breve tempo al più alto livello sociale, ricoprendo prestigiose cariche pubbliche ed ecclesiastiche. Le vicende di Pontecchio sono legate a due rami secondari della famiglia ancora legati alle attività commerciali e finanziarie. Giovanni Battista Davia risulta il primo componente della famiglia ad essere stato proprietario di terreni e case a Pontecchio e comuni limitrofi, poi ereditati, dopo l’estinzione del suo ramo, dai nipoti Giovanni e Giovanni Giacomo di cui era stato tutore, figli del fratello Giovanni Francesco. Giovanni; è stato il primo proprietario accertato della palazzina delle ‘Predose “, alla cui morte è passata al nipote Giovanni Francesco, suo creditore in quanto proprietario del banco Marchesini-Davia.

Tratto dalla rivista semestrale “al sâs” N.23
edita dal gruppo di ricerca storica “PROGETTO 10 RIGHE