Zàndar

“Zàndar” l’ultimo fuorilegge

Casa colonica detta "Il Pendino". Qui sembra si rifugiasse di tanto in tanto il famoso bandito Ceneri detto "Zandar".

Casa colonica detta “Il Pendino”. Qui sembra si rifugiasse di tanto in tanto il famoso bandito Ceneri detto “Zandar”.

Verso la metà del XIX secolo appare una notizia dì un certo rilievo: è quella relativa all’ultimo fuorilegge vissuto nelle nostre zone: Ceneri.
Conosciuto dai popolani col nome di « Zàndar », assai spesso faceva parlare di sé in questi luoghi, vuoi per probabili frequenti taglieggiamenti ed estorsioni vuoi per il fatto che si era invaghito di una attempata ragazza che abitava con la famiglia a Mongardino e precisamente sul podere denominato « Il Pendino ».
Non si sa bene se la donna corrispondesse o meno a un tanto amore; il fatto però che allora si dicesse comunemente che « Zàndar al-va a ambròusa al Pindén’ » lascerebbe supporre di sì.
Di qui le frequenti sortite di Ceneri nel nostro territorio dal suo rifugio segreto che alcuni vorrebbero situato nei dintorni di Pontecchio, altri invece nei fitti boschi del monte Bonzara.
Certo si è che il nostro bandito non avrà avuto, come del resto tutti i fuoriusciti, una fissa dimora, scegliendo ora questa ora quella località a seconda degli spostamenti effettuati di volta in volta dagli sbirri incaricati della sua cattura. A tale proposito si narra un curioso episodio.
Già da qualche tempo era giunto alle orecchie della polizia locale come il fuorilegge di tanto in tanto comparisse nella zona di Mongardino e più esattamente nei dintorni della casa ove, come si è detto, abitava la sua compiacente amica.
Si era nel cuore dell’inverno e le abbondanti nevicate rendevano abbastanza facile alla polizia il compito di seguire le tracce del bandito; senonché questi, onde sfuggire alla cattura e non volendo d’altra parte rinunciare agli incontri amorosi con la bella del Pendino, escogitò il seguente stratagemma.
Accordatosi con un certo « Luigiàt », che abitava in qualità di colono un podere vicino, si faceva da questi trasportare a spalla nel cuore della notte dal suo rifugio di Pontecchio sino alla casa della donna, cosicché gli sbirri, all’alba dell’indomani, riconoscendo nelle orme quelle del bravo contadino e d’altra parte sapendo per certo che il Ceneri continuava a frequentare la casa, si andavano arrovellando cercando inutilmente una spiegazione plausibile all’intricata faccenda, sin tanto che, dopo qualche tempo, decidevano di andarsene convinti in cuor loro d’esser stati gabbati da un qualche informatore burlone.
Altre volte invece si racconta che il bandito calzasse i grossi scarponi invernali alla rovescia e cioè con la punta rivolta all’indietro ed il tacco in avanti cosicché, volendo seguirne le tracce, gli sbirri procedevano esattamente nella direzione opposta a quella dell’astuto bandito.
La tradizione popolare non ci narra altro di questo curioso personaggio, ultimo dei banditi romantici vissuti nelle nostre campagne; unico particolare è quello relativo ad una ipotetica partecipazione del Ceneri alla cacciata degli Austriaci dalla città di Bologna, cacciata che, come si sa, avvenne l’8 agosto 1848. Si dice infatti che qualche giorno prima di questa data memorabile egli percorresse a cavallo le contrade di Mongardino in compagnia di alcuni elementi raccogliticci gridando a squarciagola: « Andèn a Bulègna a cazèr ví i tudésch! »(« Andiamo a Bologna a cacciare i tedeschi! »).
Quanto ne guadagnasse la causa del Risorgimento lascio ai miei lettori il considerarlo!

Tratto dal libro di Augusto Martelli
“Mongardino storia e leggenda nell’appennino bolognese”