La Cartiera del Maglio nelle fonti d’archivio

di Alessia Scenna

(…) Ubicata nella valle del Reno, a circa metà strada tra Casalecchio e il capoluogo di Sasso, la cartiera si trova a ridosso della ferrovia per Pistoia in una cornice piuttosto amena, ubicata nella valle, dove fino a metà degli anni 50 si poteva godere, senza alcun ostacolo frapposto, della
vista delle belle colline circostanti. (…) E’ uno speciale lavoratore quello della Cartiera del Maglio: fermo e deciso nella difesa dei propri diritti, generoso e strenuo difensore dell’azienda che sente parte di se stesso, probabile retaggio della consuetudine al lavoro nella fabbrica da più generazioni (…)” (Nota 1) (Fig. 1)
La Cartiera del Maglio e le fonti per la ricerca
L’ Archivio Storico Comunale di Sasso Marconi ha partecipato alla Festa Internazionale della Storia 2013 con un’esposizione di documenti, immagini e libri relativi alla storia della Cartiera del Maglio, allestita presso BiblioSasso. Con questa iniziativa si è dato inizio ad un percorso di studio e di raccolta di fonti sulla Cartiera, in preparazione ai laboratori didattici, con l’obiettivo di indagare la relazione che la legò al territorio sul quale sorge, in termini di gestione e sfruttamento delle risorse naturali – si pensi in primo luogo alla forza motrice idraulica – e come punto di riferimento sostanziale per l’occupazione. E’ d’altra parte, questo, un compito cui può assolvere in maniera efficace l’Archivio Storico Comunale: se, infatti, ad esso compete conservare documenti prodotti o ricevuti dall’Ente nell’espletamento delle proprie funzioni, il primo interrogativo sotteso a questa ricerca non può che essere stato indagare quali funzioni amministrative potessero aver portato a relazioni con le diverse società che nel tempo gestirono la Cartiera (Nota 2).
Così, ad esempio, molto utili sono stati i documenti prodotti dal Comune per i censimenti, sia quelli della popolazione che quelli industriali, oppure quelli relativi a questioni fiscali e all’imposizione del dazio sulle attività, oppure ancora le notizie statistiche che, in particolare dopo l’Unità d’Italia, l’amministrazione centrale richiede a quelle locali. Infine ugualmente utili sono state le comunicazioni in ottemperanza ad articoli di legge, come la “Nota degli operai ed altri impiegati” , inviata dalla Direzione dell’azienda al Comune, in ottemperanza all’art. 49 della Legge di Pubblica Sicurezza, che ci fornisce un prezioso elenco di operai e operaie del 1881, o le denunce “da farsi per tutti gli opifizi industriali (…) esistenti all’entrata in vigore della legge 19 giugno 1902 n. 242 sul lavoro delle donne e dei fanciulli”, che riportano dati sull’età e il sesso dei lavoratori e delle lavoratrici, sugli orari di lavoro e la presenza di spazi e servizi comuni, come stanze per allattamento, dormitori o refettori.
A Pontecchio prima della Cartiera: La Rameria del Maglio
Il nostro punto di partenza è un documento del 1875 (Fig. 2). Questa comunicazione, inviata dalla “Privilegiata Fabbrica di Carta in Pontecchio (Bologna) Brisi e Soci” al Sindaco di Praduro e Sasso, ci informa che nel Maglio non si esercita più l’industria di battere il rame: “L’Agente delle tasse in Bologna, ritenendo che si esercitasse tuttora nel Maglio l’industria di battere il rame, ci ha tassati di annue £. 1.999,50. Siccome tale industria cessò di fatto nel marzo 1873 ed i locali del fabbricato suddetto furono da noi destinati ad altro uso così preghiamo la gentilezza della S. V. a voler certificare l’avvenuto cambiamento (…)”. L’uso è appunto quello della fabbricazione di carta, utilizzando gli stecchi della canapa. Ma cosa sorgeva in precedenza nella località Maglio di Pontecchio? Quale è la Carteria alla quale molti documenti di metà ‘800 si riferiscono, se non quella del Maglio?
Tre documenti rispondono a questi interrogativi: il primo è un “Bullettino Politico” del 1842, relazione settimanale che il Gonfaloniere o Priore doveva inoltrare periodicamente al Direttore di Polizia della Legazione di Bologna, una specie di cronaca locale che riferisce su episodi piccoli o grandi che avvenivano in pieno ‘800 (Nota 3) (Fig. 3). Ci informa che una piena del fiume Reno ha provocato danni ingenti a Palazzo Rossi, un borgo chiuso costruito nel XV secolo presso il fiume Reno, nel territorio di Pontecchio. Oltre al magnifico palazzo vi trovavano posto un molino da farina, una carteria, una segheria e “ingegni varii” (Nota 4). Un canale che partiva dal Reno alimentava sia questi opifici che la Rameria cosiddetta del Maglio, situata ancora più a valle. Questa rameria, ove si cola e si batte il rame per far “caldarine, calcedri e qualunque altro utensile di rame“, nel 1861 è condotta da Gioacchino Minarelli, ma è già attiva da molti anni. Essa è dotata di “due fusi ad acqua e due ruote a pale per far battere tre magli‘ (Fig. 4) e vi lavorano otto uomini, “dei quali tre colatori e cinque lavoranti”; il rame viene acquistato “la maggior parte dalla Fonderia delle Briglia in Toscana” ed i prodotti “esitati nelle Romagne“.
Ancora nel 1872 le “Notizie statistiche sulla consumazione dei generi soggetti a dazio di consumo governativo” (Fig. 5) riportano, tra le risorse economiche, questi opifici: una pila da riso, una fondaria da rame, una cartiera, due mulini detti ad uso americano; la Cartiera del Maglio non è ancora nominata. Ci soffermiamo su questo documento perché attesta una delle anime più profonde dell’Archivio Storico di Sasso Marconi: quella che ci fa dono di particolari sull’alimentazione, sulle produzioni agricole, sugli allevamenti, immagini preziose che permettono di figurarci la vita quotidiana, in questo contesto, di centoquaranta anni fa.
Non è certo un caso: interrogare gli archivi vuole anche dire saper cogliere quali siano gli aspetti di cui maggiormente essi sono testimonianza, perché rappresentativi delle preoccupazioni, delle attenzioni e delle urgenze che animarono i diversi momenti storici. Apprendiamo così che nel 1872 “la polenta di grano turco è la più usata per la nutrizione della maggior parte degli abitanti del Comune, poi il pane di farina di frumento e le paste, quindi i fagioli, il riso e le farine di castagne“, che “le bevande più in uso sono il vino e l’acquavite” o ancora che “i prodotti dell’agricoltura locale sono il frumento, il farro, le marzole, i lupini, i fagioli, i pomi da terra, l’uva, le castagne ed i maroni, la canapa, il riso e la legna, i quali prodotti sono sufficienti ai bisogni di questa popolazione, e anzi ne sopravanzano i lupini, i pomi da terra, l’uva, le castagne ed i maroni, la canapa, il riso, i bozzoli filugelli (bozzoli del baco da seta N.d.R.) e la legna” (Fig. 5). Ecco, dunque, il quadro fino al 1872.
La Cartiera del Maglio (dal 1873 al 1939)
Non sono note le ragioni per cui cessa l’attività della Rameria del Maglio (Nota 5), fatto sta che il 9 settembre 1873 il conte Carlo Marsili vende alla Società Brisi e Soci i diritti d’uso delle acque del canale e le vecchie case del Maglio, su cui la Società erige “un grande edificio per la fabbricazione di carta mediante un processo che utilizzava gli stecchi della canapa, ossia i residui della pianta dopo la macerazione, scavezzata e denudata della fibra”(Nota 6). Gli stecchi non risultano soddisfacenti e la Cartiera viene adattata alla fabbricazione con i cenci. Eugenio Brisi rinuncia tre anni dopo alla gerenza della società, che viene assunta da Giuseppe Marconi (padre di Guglielmo Marconi) nel 1876. La società per azioni prende il nome di “Giuseppe Marconi e Soci”. A quel tempo è già presente una macchina continua. La situazione non migliora e, dopo un incendio che distrugge il magazzino degli stracci, la Cartiera viene ceduta nel 1879 al conte Antonio Marescalchi che, seguendo un progetto dell’ingegnere olandese Alfredo Edlmann, riedifica, ampliandola, la Cartiera, che produce prevalentemente carta per scrivere. Dalla già citata “Nota degli operai e degli impiegati” ricaviamo che nel 1881 le persone impiegate sono 140, di cui 49 maschi e 91 femmine e, di queste ultime, 67 hanno un’età compresa tra gli 11 e i 20 anni (Nota 7). Se la statistica industriale del 1887 descrive la Cartiera come impegnata prevalentemente nella produzione di carta da lettere con 186 persone impiegate di cui 110 donne, quella del 1899 ci segnala un ennesimo cambio di proprietà. E’ subentrata infatti la ditta “Ruggeri Cesare”, che conta 105 operai ed è impegnata nella produzione di carta da sigarette, carta per involgere agrumi e bottiglie e carta per copia-lettere (Nota 8). Cesare Ruggeri, che nel 1901 risiede al Maglio in quella che viene identificata come Via della Cartiera, la rende atta a produrre tipi finissimi di carta (Nota 9). Tra il 1909 e il 1910 gli operai e le operaie sono circa 180 (Fig. 6, 7 e 8) e saranno 194 nel 1911.
Nel 1914 il Sindaco riferisce che “in seguito alle note pratiche escogitate per ottenere di attirare in questo capoluogo un’industria che lenisca la disoccupazione, usufruendo dei locali disponibili e di quelli ora ad uso teatro e garage, di ragione comunale, si sarebbe convenuto con la Ditta Saul D. Modiano di Trieste, interessata pure nella conduzione della vicina Cartiera del Maglio, che essa, nell’intento di qui esperimentare l’industria della confezione della carta da sigarette, nuova nella regione e che offre la possibilità di un importante impiego di mano d’opera femminile, assumerebbe in affitto i locali predetti”. E’ avvenuto un cambio di proprietà: la Ditta Saul Modiano di Trieste, che si costituirà in Società Anonima nel 1919, ha rilevato la Cartiera, subentrando alla ditta Cesare Ruggeri (Nota 10).
Ettore Modiano, come già Cesare Ruggeri, sarà anche Consigliere comunale, dalla cui carica si dimetterà nell’agosto 1924. La nuova attività nei locali di ragione comunale non prenderà avvio e per la restituzione degli stessi si aprirà una vertenza che si concluderà nel 1920 con l’accettazione della proposta Modiano del versamento di £. 3.000, “a tacitazione della controversia“. Siamo entrati, con questi ultimi documenti, nelle serie dei Verbali delle sedute del Consiglio o della Giunta che ci forniscono numerose testimonianze dei rapporti tra Comune e Cartiera. E’ di pochi mesi prima una Relazione, relativa a un ricorso presentato dalla locale Camera del lavoro contro il Segretario Comunale Bartolini, che riporta alcuni fatti avvenuti in quel periodo (Fig. 9). Tra di essi leggiamo: “Augusto Stanzani venne a spiegare che, parlando egli del contegno scorretto del Segretario, alludeva anche al seguente fatto: gli operai della Cartiera del Maglio, essendo in sciopero, vennero al Sasso e cogli amici di qui si fermarono nella locanda della Cerva, ove trovasi la Camera del Lavoro, a fare una bicchierata. Visto ciò il Segretario domandò al Locandiere della Cerva se aveva affittato quei locali ai leghisti (…)“. Questa relazione, oltre a testimoniare di scioperi alla Cartiera, e di quale sia stato, l’Osteria della Cerva, il luogo prescelto dagli operai per riunirsi e ricrearsi, delinea il clima dell’epoca: sta emergendo infatti il movimento operaio e socialista che alle elezioni del 1909 ottiene un successo pieno. Ritroviamo ancora la Cartiera in una Deliberazione della Giunta del 20 novembre 1919, questa volta per una notizia relativa alla produzione: la Giunta, “veduta la domanda della Direzione della Cartiera del Maglio, diretta ad ottenere l’assegnazione mensile di 100 quintali di grano, necessario per la preparazione di colla di farina per la confezione dei libretti da sigarette“, delibera di aderire alla richiesta.
Nel 1922 una nota (Fig. 10), scritta dalla Cartiera al Commissario Prefettizio, insediatosi nel 1921 a seguito delle dimissioni del Sindaco Bonola e della Giunta, riporta 350 operai tra uomini e donne: il loro numero è costantemente in crescita, tanto che nel 1929 arriveranno ad essere 432, 269 uomini e 163 donne, come riporta una nota del “personale addetto alla Cartiera del Maglio”. Questo documento che, come quello del 1881, ci fornisce gli elenchi nominativi degli operai e delle operaie e alcuni loro dati anagrafici, è di indubbio interesse. Se la maggior parte delle persone impiegate ha domicilio a Pontecchio e, in seconda battuta, a Praduro e Sasso e Casalecchio, i loro luoghi di nascita, oltre ovviamente al Comune su cui sorge la Cartiera (la manodopera è prevalentemente locale) sono assai diversificati: comprendono infatti gran parte dei Comuni appenninici e di pianura del bolognese, oltre ad alcuni Comuni del modenese e del Veneto. Ci sono poi Armando Bianconcini che è nato nel 1903 a San Paolo del Brasile e Fanny Bernardoni, che è nata nel 1900 in America.
A dimostrazione delle belle sorprese che scaturiscono dalle ricerche d’archivio possiamo raccontare un episodio recente: il signor Claudio Grassi, rivoltosi all’Archivio per ricerche non relative alla Cartiera, aveva portato con sé alcuni documenti sulla storia della sua famiglia, tra cui una fotografia di suo nonno, Guglielmo Magnani, nato a Sasso nel 1883, al lavoro alla Cartiera del Maglio (Fig. 11): presumendo che la fotografia fosse stata scattata intorno agli anni Trenta abbiamo cercato il nome del nonno nell’elenco del 1929 dove infatti lo abbiamo trovato (Fig. 12)! Il libretto di lavoro di Guglielmo Magnani riporta come data di assunzione alla Cartiera il 12/5/1919, con la qualifica di cilindraio.
Un’altra delibera del 1932 ci informa che la Giunta, “vista l’offerta, fatta fin dal 30 ottobre 1931 dalle Cartiere del Maglio e di Brodano, di costruire a loro spese una scuola elementare per donarla poscia al Comune, intendendo con ciò onorare la memoria del compianto Comm. Saul D. Modiano, che tanto sviluppo ha dato all’industria con grande beneficio del paese e considerato che l’offerta fu accettata dal Comune anche per l’utilità che ne traeva la popolazione di detta località e che le Cartiere hanno già completato la costruzione e l’arredo, determina di acquistare da due privati proprietari i terreni su cui sorge la scuola e di accettare la donazione da parte delle Cartiere del Maglio e di Brodano della scuola medesima“. Con la scuola Modiano, come anche con le case per i tecnici cartari, si delinea un impegno dell’azienda nella costruzione di infrastrutture, di servizi e spazi comuni, che coinvolge direttamente l’abitato di Pontecchio e le forme di vita dei lavoratori e degli abitanti del Comune e della frazione (l’odierno centro abitato di Borgonuovo ancora non esisteva).
Nel frattempo, all’inizio degli anni ’30, la ditta, “nonostante la crisi economica mondiale, può mantenere a pieno ritmo la propria produzione, grazie alla vasta organizzazione commerciale in ogni parte del mondo” (Nota 11) e non è estranea al movimento di rilancio industriale della seconda metà degli anni ’30, legato all’autarchia e all’industria bellica: nel 1935 chiede infatti, al Ministero delle Corporazioni, “l’autorizzazione ad ampliare il proprio macchinario, al fine di produrre una carta di tipo più pesante maggiormente richiesta dal mercato e rendere più economica la produzione. Lo stesso macchinario sarebbe poi servito a produrre carte speciali per la nitratazione, utilizzate nella fabbricazione di determinati esplosivi‘ (Nota 12); nel ’37-’38 la Cartiera risponde alle difficoltà del mercato con il raddoppio del capitale sociale e l’annessione di un nuovo reparto per la fabbricazione degli imballi.
Il periodo bellico
Dall’entrata in guerra dell’Italia rifornisce la Ducati di cartine per condensatori elettrici e lo stabilimento viene dichiarato, insieme ad altri, ausiliario, dal Ministero Fabbriche di guerra (Nota 13). Le persone impiegate sono, nel 1940, 465 (Fig. 13). Nel 1943, nell’ottica di migliorare la qualità della carta, prodotta forzatamente con materie prime scadenti, viene acquistato un nuovo macchinario “per adottare un metodo più moderno per la sfilacciatura e l’imbiancamento degli stracci, reso necessario dalla loro qualità sempre più scadente. La modifica avrebbe permesso di utilizzare stracci scadenti senza indebolire le fibre, di evitare il deterioramento degli impianti, risparmiare nell’impiego dei reagenti e migliorare la qualità della carta” (Nota 14). Ma, a partire proprio dal 1943, si assiste ad un’inversione di tendenza e le difficoltà legate al reperimento di materie prime e manodopera, ai bombardamenti e alle requisizioni, diventano sempre maggiori fino a che, nell’ottobre del 1944, lo stabilimento viene distrutto (Fig. 14). Alcune testimonianze segnalano l’impegno delle maestranze, come accadde in altre situazioni d’Italia, a smontare le macchine e ricoverarle, nel timore di bombardamenti e delle possibili azioni di sabotaggio dei militari tedeschi in fuga (Nota 15).
La ricostruzione e le lotte sociali
La ricostruzione è molto lenta, a causa degli ingenti danni subiti, della mancanza di fondi statali e della necessità di provvedere al rimodernamento degli impianti. La Cartiera inizia lo sgombero delle macerie nel maggio 1945 e protrae la ricostruzione fino a tutto il 1946. La dirigenza affronta la situazione con
una maggiore integrazione con la Ditta Modiano, il cui macchinario era stato sfollato da Trieste già durante il periodo dell’occupazione jugoslava. Fin dal 1945 la società aveva istituito la nuova figura del direttore generale nella persona di Giacomo Modiano, per coordinare meglio il lavoro di ricostruzione. Dal 1947 si decide di inserire nel consiglio di amministrazione della società un tecnico cartario (ing. Del Pretto), per affrontare i problemi tecnici dell’azienda. Tra il 1947 e il 1949 il capitale sociale viene aumentato per tre volte e la situazione rimarrà pesante anche negli anni successivi (Nota 16). Due documenti testimoniano dell’intersezione tra vita del Comune e della Cartiera, tra dopoguerra e prima metà degli anni Cinquanta: uno è relativo al Sindaco Guido Bertacchi, l’altro ad una serrata avvenuta il 28 maggio 1954, nella quale è nuovamente coinvolto un Sindaco. Guido Bertacchi è impiegato alla Cartiera da 38 anni e dal 1945 è Sindaco di Sasso Marconi. Nel 1948 la Cartiera non gli concede di proseguire il lavoro con un orario ridotto per espletare le sue funzioni di amministratore, fatto che lo porta alle dimissioni da Sindaco, respinte dal Consiglio Comunale, che cerca, a vuoto, una mediazione con la Cartiera. In Archivio è presente una minuta di una lettera scritta dal Sindaco alla Federazione del PSI nel 1951, di cui riportiamo alcuni stralci: “Dal 1945 io dirigo l’amministrazione del Comune di Sasso Marconi, la nostra linea amministrativa si è basata soprattutto nel riedificare il paese distrutto dalla guerra (…). Le difficoltà si presentano purtroppo più gravi ora. Il sottoscritto lavora da 38 anni alla Cartiera del Maglio e dal 1935 occupa il posto di assistente tecnico colla qualifica eccezionale di impiegato di II categoria. Quando fui nominato Sindaco la cartiera mi aveva concesso 2 giorni per svolgere le attività comunali e invece di assistente tecnico mi aveva scelto un posto amministrativo. Ora dato che la cartiera crede di non avere più bisogno del Sindaco, come intermediario di tante piccole questioncelle interne, ha detto che assolutamente non può più tollerare che io rimanga fuori dai quadri tecnici. Il mio lavoro è a turni dalle 5 alle 13 – dalle 13 alle 21 e dalle 21 alle 5, di modo che non ho mai una giornata libera e tante volte anche la domenica sono impegnato o al lavoro o andare a letto dopo aver fatto il turno di notte (…)“.
Il secondo documento riguarda un episodio del 1954 quando, a seguito di una serrata aziendale, riconoscendo come legittimo il diritto di sciopero praticato dalle maestranze, l’Amministrazione si fa mediatrice, proponendo la riapertura degli stabilimenti in cui “è impiegato il 27% della popolazione con reddito da lavoro dipendente” (Fig. 15). La Prefettura sospende il Sindaco Stanzani per un mese, per aver appoggiato la protesta: egli, “portatosi sul posto dell’assembramento, anziché persuadere i dimostranti a sciogliersi ha, con il proprio atteggiamento, ispirato ad evidenti forme di faziosità politica, incoraggiato condotta illegale dei dimostranti sì da costringere i militari dell’Arma a dovere intervenire con energia nei confronti di essi per ripristinare la normalità” (Nota 17).
A conclusione di un percorso
Concludiamo questo percorso con una fotografia (Fig. 16) che ci proietta verso il prosieguo della ricerca, quello in cui ai documenti di archivio potremo affiancare le narrazioni di volti e voci, a cui cogliamo l’occasione per rivolgerci: la raccolta di testimonianze e immagini relative alla Cartiera è in corso!

La materia prima era costituita da balle di stracci che venivano immagazzinati in un enorme capannone di pregevole architettura ancora esistente. Dal magazzino le balle venivano passate in un vasto salone dove un esercito di donne, impegnate in un lavoro improbo tra polvere e fibre svolazzanti, procedevano alla cernita delle fibre ponendo la massima attenzione agli stracci di canapa e lino (…)” (Nota 18)

Si è detto in apertura che questo percorso vuole essere un omaggio al territorio e alle maestranze che hanno concorso a rendere la Cartiera il più importante stabilimento di produzione di carta pregiata per più di un secolo, fino alla sua messa in liquidazione e chiusura definitiva nel 2008-2009 (Nota 19). Nel 1876, al tempo della Società Giuseppe Marconi e Soci, la macchina continua è una; quando la Cartiera chiude le macchine continue sono sei. Ringrazio il signor Maccaferri, tecnico cartario dal 1958 al 1996, che mi ha spiegato il ciclo della carta con rara perizia e pazienza, chi erano le cernitrici, che le materie prime erano diverse a seconda dei tipi di carta da produrre (stracci di canapa e cordame di lino per sigarette, prescritti tra l’altro dal Monopolio di Stato, e carta bibbia sottile; stracci di canapa e cellulosa di piante perenni, come abete o pino, per la carta carbone e la carta-bibbia più pesante, cellulosa per la carta agrumi), che la Cartiera brillava dopo il primo turno della domenica mattina, grazie agli addetti alla pulizia delle macchine, e il signor Carlo Vecchio Nepita, che ha evocato un tempo in cui a Borgonuovo non c’era il campanile e quindi la sirena della Cartiera segnava il tempo per “buttare la pasta” o chiudere i negozi. Senza il loro contributo avrei faticato a collocare i documenti nel prezioso contesto al quale appartengono, che sarà protagonista, insieme alle classi di studenti che parteciperanno ai prossimi laboratori didattici, ai quali verrà mostrato, ancora una volta, come ogni fonte illumini l’altra.

Tratto dalla rivista semestrale “al sâs” N.29
edita dal gruppo di ricerca storica “PROGETTO 10 RIGHE