di Laura Cabassi Lamma
Leggendo il titolo qualcuno potrebbe sorridere e pensare ad un’ansa sabbiosa del fiume Reno o Setta … ma facciamo un salto indietro nel tempo e guardiamoci intorno.
È una giornata di tre milioni di anni fa, nel periodo geologico che gli scienziati chiameranno “Pliocenico”; il nostro pianeta e’ splendido, rigoglioso, pieno di vita e di aria pulita! Siamo ai margini di una piccola insenatura marina (che diventerà la valle di Sasso Marconi) sul lato meridionale del grande Golfo Padano, ai limiti di un mare interno, ultima vestigia di un antico Oceano; questo mare avrà una grande importanza nell’evoluzione della nostra futura storia.
Il paesaggio che ci circonda, in considerazione della latitudine, è tipicamente tropicale, ma non sarà sempre così; le terre si sposteranno verso nord, il Golfo Padano si colmerà, arriveranno i ghiacci e tutto cambierà. Adesso però, lo spettacolo che possiamo ammirare a perdita d’occhio, e’ rappresentato da lagune, spiagge basse di grande bellezza e, in alternanza, foci di torrenti che trasportano sedimenti e detriti.
Il clima e’ caldo e asciutto, peculiare della stagione secca,’ ma arriverà anche la stagione umida ed il nostro piccolo Golfo sarà spazzato da venti carichi di pioggia, molto simili agli attuali monsoni dell’Asia sud – orientale.
In lontananza, verso nord, oltre la Pianura Padana … pardon, oltre il Golfo Padano, si staglia verso il cielo una grande catena montuosa che si perde all’orizzonte sia verso est che verso ovest. Queste montagne sono le nostre care Alpi e non sono li da poco! Si sono formate già da 40 milioni di anni, in seguito ad una immane collisione di una “piccola zolla” (di cui fa parte anche la nostra insenatura), staccatasi dal blocco africano 120 milioni di anni prima e che, attraversando l’Oceano della Tetide, si e’ andata a scontrare contro il blocco europeo (ed ancor oggi sta spingendo). Ricordiamoci che non stiamo parlando di automobili e che la dinamica descritta si e’ sviluppata (e si sviluppa) sulla base di spostamenti dell’ordine di 1 millimetro all’anno. Il risultato della collisione e’ quindi stato il sollevamento dei fondali dell’antico Oceano, “strizzati” verso l’alto dallo scontro di quelle due immense masse. Le vette verso ovest sono imponenti “schegge” e mostrano la loro natura granitica, mentre quelle verso est evidenziano il frutto del lavoro di “organismi costruttori” molto simili a quelli delle barriere coralline delle odierne isole Maldive o dell’Australia; queste rocce particolari saranno lo studio di un geologo del XVIII secolo, monsieur Dolomieu, ed in suo onore si chiameranno “dolomia” … e da qui le mitiche Dolomiti! A sud vulcani in formazione rendono queste terre in continuo cambiamento, ma già si riconosce la forma di una lingua di terra che si protende nel mare … la penisola Italica.
Migliaia di chilometri più a sud, nelle savane di una terra ben più grandiosa, l’Africa, un manipolo di pochi, pochissimi mammiferi hanno già assunto una posizione eretta, hanno “liberato le mani” e si costruiscono dei semplici attrezzi per cacciare scheggiando i sassi; hanno la testa grossa e l’aspetto miserando rispetto ai grandi e forti animali che già popolano l’Africa orientale, ma il loro sguardo è intelligente e nessun altro essere vivente avrà una storia come la loro!
Nel nostro tranquillo golfo non ci sono mammiferi così evoluti, ma erbivori e carnivori che scorrazzano nelle lagune e nella foresta ricca di felci e palme.
All’interno l’erba rigogliosa per le recenti piogge dà nutrimento a bisonti, rinoceronti, ippopotami, cervi, giraffe, cavalli e anche elefanti.
Fra i carnivori ci sono felini forniti di lunghe zanne a sciabola. Nell’acqua gli organismi marini di ambiente tropicale abbondano, dai pesci ai rettili, ai piccoli abitanti delle sabbie.
Nel complesso l’aspetto degli animali non è molto dissimile da quello di adesso, ma impercettibilmente e lentamente si evolvono per rendersi sempre più adatti all’ambiente che li circonda; quando l’ambiente cambierà completamente essi si sposteranno o si estingueranno. Nella nostra piccola insenatura le sabbie e i detriti si stanno accumulando e compattando ed inoltre si sollevano lentamente, con movimenti che interessano tutti i continenti, fino a formare pareti rocciose ondulate. La spiaggia tropicale non c’è più, il mare è scomparso ed ecco allora la presenza di arenaria e argille a figurare una linea di rupi e balzi che saranno modellati, data la loro friabilità, dalle piogge, dai venti e dal gelo, svelando qua e là, ai nostri occhi meravigliati, i fossili di animali e piante dell’antica spiaggia tropicale.
Il fondo dell’insenatura e’ ora una bella valle che nei secoli ha visto il fiorire di tanti insediamenti dei discendenti di quei mammiferi africani più evoluti, che nell’arco di tre milioni di anni si sono trasformati sempre più popolando tutta la Terra.
Gli uomini della valle, la valle di Sasso Marconi, hanno chiamato allora quelle rocce di spiagge antichissime: Monte Mario, Monte Adone, Rocca di Badolo, Monte del Frate, Medelana, Lagune, Mongardino, etc. ovvero il Contrafforte Pliocenico.
Tratto dalla rivista semestrale “al sâs” N.14
edita dal gruppo di ricerca storica “DIECI RIGHE”