La costruzione delle case di Borgonuovo cominciò all’indomani della prima Guerra Mondiale. Dove ora si estende il paese era tutta campagna coltivata: campi di grano e di erba medica, di canapa e di barbabietole, di granoturco e di trifoglio, e filari di meli e di peri, e vigneti. C’erano, sparse, le case dei contadini, ognuna col suo bel nome: Torricella, Romesuno, Jara, Belfiore, Bottrigaro, Bertocca. Oltre la ferrovia c’era – e c’è ancora – una cartiera che fabbricava carta fin dal 1873. Gli operai venivano da Pontecchio, da Sasso, da Casalecchio. Intorno al 1920 un signore di buona vista, al secolo Armando Samoggia, comprò un largo appezzamento di terreno posto tra la ferrovia e la strada Porrettana, proprio di fronte alla cartiera, vi costruì una casa e ne affittò gli appartamenti ai cartai. Divise il resto del terreno in piccoli lotti che negli anni a seguire vendette a chi voleva costruirsi la casa vicino al luogo di lavoro. Sorse così il primo nucleo di case lungo la strada ora chiamata via Borgonuovo.
Questo nome venne dato più tardi dalle autorità comunali. Subito venne chiamata via della Longara Nuova. Ora provo a spiegare la genesi di questo nome: Dove ora stanno il bar Alessia e la pizzeria c’era allora una vecchia osteria – l’osteria della Longara – frequentata prevalentemente dai barrocciai che vi facevano sosta nei lunghi viaggi di trasferimento delle merci montanare alla città. Era gestita dai fratelli Comastri, uno dei fratelli portava il soprannome di Menelich, forse per una qualche somiglianza con l’imperatore abissino, conosciuto in Italia in seguito alla sconfitta patita dal nostro esercito ad Adua nel 1896, per opera delle truppe abissine. I fratelli Comastri acquistarono dal signor Samoggia il lotto confinante con la strada Porrettana e vi costruirono un palazzo su tre piani. Divisero il piano terra in tre parti: a sinistra di chi guarda un negozio di generi alimentari con annessa tabaccheria, a destra una macelleria gestita dal signor Adelmo Cenacchi, al centro un caffè-ristorante, il ristorante da Menelich, citato nel canto iniziale. Da Menelich veniva usato per indicare il ristorante, ma il sito, il posto, quel luogo lì insomma, la gente lo individuò col termine Longara Nuova perché vi operavano le stesse persone che gestivano l’osteria Longara, divenuta perciò Vecchia. Accade ancora oggi, ma sempre più raramente, di sentir dire da qualche vecchio: “Vado alla Longara Nuova”. All’innesto di via Moglio con la strada Porrettana il barbiere Ramini ed il calzolaio Bortolotti si costruirono una casa per uno, con una stanza a piano terra riservata alle loro attività. Siamo nei primi anni della dittatura fascista, ma lo sviluppo di Borgonuovo non sembra sia stato influenzato dalle vicende politiche nazionali. Le autorità comunali avevano deliberato il toponimo fin dal 1923, ma Borgonuovo non lo usava nessuno, sia i contadini della collina, sia gli abitanti delle nuove case continuarono a servirsi del vecchio termine Longara, magari aggiungendo Vecchia o Nuova quando ritenevano necessario precisare.Ancora nel 1966 c’era molta incertezza sul nome. Quell’anno, l’anno della grande alluvione di Firenze, i miei alunni di seconda elementare erano in corrispondenza epistolare con una classe parallela di Figline Valdarno. Una volta ci scrissero una lettera che diceva press’a poco così: “Ci dite, per favore, come si chiama il vostro paese? Uno scrive noi di Moglio, un altro io abito alla Longara, un terzo mi sono trasferito da poco a Borgonuovo: potete spiegarci?”Moglio è un nome antico. Risale al secolo XVII e indica il territorio collinare ad ovest della strada Porrettana. C’era una chiesa in passato, distrutta da un bombardamento nell’aprile del 1945 e mai più ricostruita. Rimasero uccisi sotto le macerie il parroco don Eligio Scanabissi ed altre tre persone. Restò in piedi solo il cimitero, visibile ancora oggi da chi risale la collina lungo via Moglio.La scuola venne costruita nel 1928 ad opera di Saul D. Modiano (il nome è scritto sulla facciata), proprietario della cartiera del Maglio. Nella organizzazione scolastica però veniva indicata come scuola di Moglio. Ecco perché i tre nomi Longara, Moglio, Borgonuovo si inseguono, si sovrappongono, si confondono per un certo numero di anni.Oggi si può affermare che Borgonuovo ha vinto la tenzone; Moglio rimane il nome della strada che risale la collina, Longara è divenuto il nome di una via del paese.
Un forte impulso alla crescita di Borgonuovo venne da una legge dello Stato che inserì il territorio del comune di Sasso Marconi tra le aree depresse, legge che esentava dalle imposte per dieci anni qualunque impresa industriale o artigianale vi si fosse insediata. Eravamo agli inizi degli anni Sessanta. La prospettiva di non pagare tasse e la contemporanea costruzione dell’Autostrada del Sole stimolarono molti a impiantare qui attività industriali: da Ravaglioli alla Grandi Lavori, dall‘A.T.S. all’Alfa Chimica, dalla Chimosa alla Ciba, per non citare che i complessi maggiori, perché intorno a questi sorsero tante piccole imprese artigiane.
La gente ama abitare vicino al luogo di lavoro, quindi si costruirono case e palazzi dapprima lungo le strade esistenti: via Borgonuovo, via Porrettana. Via Moglio, via Cartiera. Poi quartieri nuovi: Altopiano Marconi, Altopiano Borgonuovo, via Francesco Albani, via Renato Giorgi, via Annibale Clò, via Ca’ Belfiore …. Oggi le case continuano a crescere tra la ferrovia e la strada Porrettana, sia verso Sud sia verso Nord.
A popolare il paese furono dapprima gli operai della cartiera, poi i contadini che via via abbandonavano le terre collinari e infine numerose famiglie provenienti da ogni parte d’Italia, in particolare dal Sud. Negli ultimi anni compaiono gli stranieri, immigrati dal Nordafrica, dalla Cina, dall’Europa dell’Est. Alla fine del 2004 Borgonuovo conta quasi cinquemila abitanti.
Il prete di Moglio morì sotto le macerie della chiesa nel 1945, ma soltanto nel 1961 il vescovo di Bologna mandò un nuovo parroco, nella persona di don Gianfranco Franzoni, che celebrava i riti religiosi in un garage. Con la volontà sua ed il contributo dei parrocchiani don Franzoni riuscì a costruire la chiesa attuale, inaugurata nel 1981. La scuola elementare Saul D. Modiano si rivelò presto insufficiente e, dopo alcuni anni passati a sistemare classi di alunni in locali provvisori, il Comune provvide alla costruzione del nuovo edificio nel 1978. La scuola media era sorta, ex novo, un paio di anni prima e la scuola materna statale nel 1971. Intanto si andava infittendo quella rete minuta di connessioni necessarie alla vita del paese quali l’Ufficio Postale, una seconda Banca, ambulatori medici, piccoli negozi … Ormai l’aggregato urbano di Borgonuovo comincia ad assumere l’aspetto di vero e proprio paese.
Se ci si domanda: perché un paese nasce e si sviluppa proprio lì in quel luogo? E perché proprio in quell’epoca, nè prima, nè dopo? Nel nostro caso si può rispondere che l’avvio è dipeso dalla presenza della cartiera e dal desiderio degli uomini di abitare vicino al posto di lavoro, per cui il luogo e il tempo non potevano essere che quelli. La spinta alla crescita e allo sviluppo è derivata invece dalla legge dello Stato relativa alle aree depresse, da una bella posizione sulla riva sinistra del fiume Reno ai piedi di una collina aperta e soleggiata, dalla vicinanza alla città, da tre grandi vie di comunicazione che l’attraversano quali l’autostrada, la ferrovia e la strada statale.
scritto da Dino Betti
tratto dal periodico “Sasso e dintorni”
del Circolo Filatelico “Guglielmo Marconi”