San Giorgio di Vizzano

di Isidoro Fini

La chiesa di San Giorgio sorgeva in una amena pendice in via di Vizzano, nel comune di Sasso Marconi.

Era situato sulla destra del fiume Reno, a cinquecento metri dal ponte sospeso. Al suo fianco, il cimitero e di fronte la trattoria che porta lo stesso nome.

Questo disegno, che viene esposto al pubblico ogni anno il 23 aprile, in occasione della festa di San Giorgio, patrono di Vizzano, rappresenta la chiesa parrocchiale di Vizzano prima che venisse distrutta dai tedeschi in ritirata per togliere agli Alleati un punto di riferimento per i bombardamenti sulla zona. foto Paolo Michelini tratta dal n,21 del periodico "al sas"

Questo disegno, che viene esposto al pubblico ogni anno il 23 aprile, in occasione della festa di San Giorgio, patrono di Vizzano, rappresenta la chiesa parrocchiale di Vizzano prima che venisse distrutta dai tedeschi in ritirata per togliere agli Alleati un punto di riferimento per i bombardamenti sulla zona. foto Paolo Michelini tratta dal n,21 del periodico “al sas”

Una quarantina di metri la separavano dall’acquedotto romano, che come tutti ben sanno, in tempi lontani, riforniva la Bologna romana.
Sorgeva. Perché, alla fine del 1944, fu minata con una potentissima carica di esplosivo dall’esercito tedesco. Infatti il suo campanile, si vedeva troppo bene, per cui era diventato un importante punto di riferimento degli alleati, per le loro azioni belliche. Almeno questa sembra la versione più accreditata. La chiesa era relativamente piccola.
Misurava 14,71 metri in lunghezza e 5,91 metri in larghezza. Era molto alta ed aveva l’altare maggiore, quello dedicato a San Giorgio, rivolto verso il sorgere del Sole. Questa è una particolarità, che è stata rilevata, come fosse comune a tutte le chiese antiche perché aveva un preciso significato religioso.
La chiesa era composta da due piccole cappelle: una dedicata alla Beata Maria Vergine del Rosario, l’altra era dedicata a sant’Antonio.
La navata era a volte, ed era tutto molto ben proporzionato. Era ben munita di arredi sacri, delle statue dei santi e tutto l’occorrente per le funzioni.
Il parroco Don Salomoni, era una persona molto generosa, come dicono le persone che allora facevano i chierichetti. Inserite in un unico complesso con la chiesa, si trovavano, e sono state anche loro distrutte, l’abitazione del parroco e la casa del sagrestano.
A monte della chiesa si alzava, e si alza ancora, un maestoso cedro del libano, che ora avrebbe molto bisogno di cure. C’è ancora, davanti ai resti della casa del sagrestano e campanaro, il caratteristico pozzo cilindrico, coperto da una cupola.
Un altro pozzo, si trova sotto al presbiterio, che era stato utilizzato come “cantina”. Almeno questo si ritiene sia stato l’ultimo uso di tale locale. Questa, però, è solo una deduzione a posteriori, perché nello scavare le macerie, sono state ritrovate vicine a questo locale, un grande numero di bottiglie rotte, assieme ad alcune ancora intere, anche se desolatamente vuote.

In basso, vicino alla strada, c’è una capace cisterna ancora funzionante. Come riporta il volume delle “Chiese della Diocesi di Bologna”, la chiesa fu eretta a parrocchia il 31 Agosto 1585 dal Cardinale Gabriele Paleotti, arcivescovo di Bologna.
II motivo era costituito dalla lontananza di questa popolazione dalle altre parrocchie.
Comunque in quello stesso luogo esisteva già un oratorio, costruito nel 1437, su ordine della famiglia Vizzani.
II 25 di aprile dell’anno appena passato, ed anche quest’anno, dopo ben 54 anni la comunità di San Giorgio ha potuto fare festa. Sull’area, ripulita dai volonterosi parrocchiani, delle macerie lì giacenti
da tanti anni, è stata celebrata, all’aperto, da Don Pietro, parroco di San Lorenzo e da Don Luigi, parroco di Pieve del Pino, una S. Messa. La comunità di Vizzano infatti ora è accorpata alla parrocchia di S. Lorenzo Castel del Vescovo. La partecipazione a questo evento, che era atteso, da tanto tempo, da tutti gli abitanti della comunità, è stata numerosa ed ha suscitato molta emozione.
E’ stata, per i tanti che vi hanno partecipato, un tuffo nel passato che ha suscitato molta commozione.
Nei prossimi numeri della rivista vi daremo altre notizie di questa parrocchia.
Vi racconteremo del lavoro faticoso, ma esaltante, di coloro che hanno contribuito a ripulire il luogo dalle macerie; vi parleremo di come era. Le campane, il campanaro, il barcaiolo, e le altre cose che erano importanti per questa comunità, così profondamente ferita dalla guerra.
Chi ha notizie o ricordi di questa località, ma anche delle tante altre località, disperse nel nostro territorio è pregato di mettersi in contatto con il nostro gruppo di studi.

Tratto dalla rivista semestrale “al sâs” N.1
edita dal gruppo di ricerca storica “DIECI RIGHE”