Ponte Albano

Verso gli anni ’60 del secolo scorso, Sasso si trovò al centro di diverse ed importanti nuove vie di comunicazione. Venti anni prima (1840) erano terminati i lavori della nuova strada Porrettana; nel 1862 venne inaugurata la ferrovia Bologna – Praduro e Sasso – Vergato, che completata, in seguito collegò il Nord ed il Sud d’Italia, attraverso gli Appennini. Nel 1860, la costruzione del ponte Albano pose le basi per la costruzione, nel 1879, della Val di Setta, che passando per Castiglione dei Pepoli si collegava con la Toscana.
Il ponte Albano si trova nella omonima frazione del Comune di Sasso Marconi, nei pressi della stazione ferroviaria. Fu costruito in muratura, come detto, nel 1860, ad opera della famiglia Albani e fu distrutto, la prima volta, nel 1944 durante un bombardamento aereo.
Fu ricostruito dalle truppe alleate con materiale Barelli, ma il 4 Gennaio 1949, una piena del fiume Reno, dovuta al disgelo, provocato da una sciroccata eccezionale, accompagnato da piogge insistenti, provocò il crollo di tre arcate interrompendo nuovamente il transito sulla strada provinciale della Val di Setta.
Il nuovo ponte Leonardo da Vinci, ad arcata unica non esisteva ancora, era appena in fase di progettazione e sarebbe stato inaugurato solo nel 1957.
Fu allora riutilizzata la strada costruita dalle truppe alleate nell’Aprile del 1945, che percorreva un primo tratto della strada per le Ganzole, scendeva verso il fiume per poi risalire vicino al passaggio a livello nei pressi della stazione ferroviaria. In seguito fu costruito dal Genio Civile, con un costo di circa 10 milioni, uno stretto ponte provvisorio formato da tubi inseriti in blocco di cemento, che venne inaugurato il 13 Agosto 1950. Anche questo ponte non ebbe vita lunga: il 23 Novembre 1950, fu sufficiente una piena non eccezionale per danneggiarlo in modo irreparabile; l’acqua superando il livello stradale travolse una quindicina di metri del ponte trascinando a valle diversi blocchi di cemento che la furia dell’acqua era riuscita a smuovere.
Gli automezzi in tempo di magra continuavano comunque a passare guadando il fiume, in quanto era l’unica via di collegamento fra Bologna e tutte le località della Valle del Setta; c’era anche chi, sperando in una piccola ricompensa, indicava agli automobilisti il guado ove l’acqua era più bassa e forniva stracci per proteggere il motore dagli spruzzi d’acqua.
Ancora una volta il ponte venne ricostruito sempre con strutture Branley; il 15 settembre 1951 fu infatti inaugurato alla presenza di numerose autorità religiose, civili e militari fra cui il parroco di Sasso Marconi Don Ernesto Cavara che benedisse l’opera ed il prefetto di Bologna Gen. De Simone che tagliò il tradizionale nastro tricolore.
Il nuovo ponte, costruito dalla sezione autonoma del Genio Civile di Bologna, era lungo 170 m ed era sostenuto da quattro piloni in cemento armato; aveva però una portata di sole 18 tonnellate ed era stretto, non potevano passare due auto contemporaneamente in senso opposto. Per questi motivi un semaforo regolava l’accesso degli automezzi in senso unico alternato; inoltre questi ultimi dovevano essere distanziati l’uno dall’altro della lunghezza di una campata ( cinque campate, cinque automezzi che potevano transitare contemporaneamente). La velocità massima ammessa era di 5 km all’ora ed era vietato frenare in modo brusco. Ancora una volta, nella notte fra il 7 e l’8 novembre 1966, quando anche Firenze fu invasa dalle acque, le piogge torrenziali e la conseguente onda di piena provocarono il crollo del ponte; questa volta però i disagi furono più ridotti in quanto il traffico verso la Val di Setta era già stato deviato sul nuovo ponte ad arcata unica che nel frattempo era stato costruito più a sud, alla confluenza dei fiumi Reno e Setta.
Quest’ultima circostanza suscitò molte polemiche e vivaci discussioni sull’opportunità di ricostruire il ponte Albano, infatti non era più strategico e negli ultimi tempi il suo utilizzo era limitato soprattutto a collegamenti locali, in particolare verso le Ganzole.
Fu la caparbietà e la passione degli abitanti della borgata che aveva preso il nome dal ponte, guidati dal cav. Primo Conti a convincere la Pubblica Amministrazione sulla opportunità sociale ed economica della ricostruzione del Ponte Albano. Fu così che nella primavera del 1970 ripresero i lavori per la ricostruzione nella forma attuale e il nuovo ponte fu inaugurato i15 settembre 1970. Oggi penso si possa riconoscere che quella decisione fu saggia ed opportuna; fortunatamente il ponte è ancora ben saldo e molto utilizzato, avrebbe solo bisogno di essere un po’ curato in quanto gli anni non passano solo per gli uomini; speriamo che questa breve storia del Ponte Albano contribuisca a restituirgli un po’ di giovinezza.

Giugliano Nanni
Tratto dal periodico del Circolo Filatelico “Guglielmo Marconi”
“Sasso 98” Nella valle del Reno

PonteAlbanoC'e`

Ponte Albano… c’è Festa di Strada a Sasso Marconi – località Ponte Albano con: musica, ballo, assaggi, mostre e bancarelle

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Suggestivo panorama della stazione ferroviaria e della località Ponte Albano, all’inizio del secolo (Ediz. G. Fabbriani – Collez. G. Dall’Olio).

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Vista dalla Rupe dei due ponti che attraversavano il fiume Reno. Il ponte Albano è quello più distante.