PONTE ALBANO
autrice Cinzia Castelluccio
I Ponte Albano risale al 1860: fu costruito in muratura ad opera della famiglia Albani, da cui ha preso il nome. Si trova in prossimità della stazione ferroviaria e collega la strada per le Ganzole con il centro di Sasso Marconi. La nascita del ponte favori la costruzione, nel 1879, della Val di Setta, che creava un nuovo collegamento con la Toscana. II ponte è stato più volte distrutto, dai bombardamenti, nel 1944, e dalla piena del fiume, in anni successivi, ed è sempre stato ricostruito. II ponte attuale è stato inaugurato nella primavera del 1970 ed è molto migliorato rispetto al precedente che, a causa delle ridotte dimensioni, consentiva il passaggio delle auto a senso unico alternato (1).
Ponte Albano non è solo un ponte, né solo la via che prende il nome dal ponte e collega la Porrettana e il centro di Sasso Marconi con Via delle Ganzole, da cui si possono raggiungere i Prati di Mugnano, Pieve del Pino e Pianoro,
Ponte Albano è la frazione di Sasso Marconi dove si possono incontrare nonni vispi e attivi e adolescenti curiosi, con molti e sani “grilli” per la testa, grazie soprattutto a due centri sociali, che costituiscono una “buona pratica” da diffondere ed applicare anche in altri Comuni.
Ma andiamo con ordine.
Via Ponte Albano è divisa in due parti dalla ferrovia; la parte verso il ponte sembra un borgo d’altri tempi (2), con le sue casette tuono o bifamiliari degli anni ’50 o ’60 e alcune piccole palazzine, forse precedenti, col bar, la lavanderia, una bottega di generi alimentari, una “locanda” ristrutturata ad arte, in sintonia con l’ambiente, e un’atmosfera rilassata, soprattutto da quando il casello autostradale è stato trasferito nella zona dei Cinque Cerri. Solo due edifici fanno eccezione. Sono stati costruiti negli anni ’90, tuttavia anche in questo caso i criteri architettonici utilizzati hanno privilegiato il rispetto del paesaggio circostante: infatti si tratta di palazzine di tre piani, inserite in modo armonioso tra le costruzioni più antiche.
Percorrendo fino alla fine una stradina laterale, sulla destra, prima del ponte, si raggiunge una scala rudimentale che permette di scendere giù al fume. Qui gli orti degli anziani raccontano l’iniziativa e l’ingegno di una componente vitale del paese che ancora attinge forza ed energia dalla terra e dal gesti dei seminare e del raccogliere, gesti antichi e ancora densi di significato, pur nella nostra frenetica, globallzzata e ipertecnologica realtà.
Superando la ferrovia e andando verso la piazza, comincia la parte “alta” di Via Ponte Albano, quella con le villette a schiera, i palazzi degli anni ’70 e successivi, il parco con I giochi per i ragazzini e la baracchina dei gelati, che da marzo a settembre è un punto di ritrovo per adolescenti e famiglie. Subito dopo i binari, andando verso il centro, prima di raggiungere la zona degli orti che si trova di fronte al cimitero, sulla destra si intravede Villa Putte con il suo parco. Il vero nome di questa villa del Settecento è Villa Santa Croce, antico possedimento, insieme al fondo agricolo circostante, del Conservatorio femminile di Santa Croce, uno degli Istituti Educativi di Bologna. In passato la villa fu adibita a centro di villeggiatura per giovani ragazze, “zitelle” o “putte”, come venivano chiamate all’epoca, e da qui deriva il nome con cui attualmente è conosciuta (3). Ora è di proprietà del Comune, è sede dell’istituto Professionale per l’Agricoltura e l’Ambiente “B. Ferrarini” e ospita nei pomeriggio una scuola di musica.
L’antica casa di custodia è invece attualmente sede del centro sociale giovanile “Casa Papinsky”, gestito dal Comune, che organizza interessanti corsi per ragazzini e preadolescenti, da quello per DJ a un corso per videomaker, fino al corso di percussioni africane, bonghi, djembe e simili, esteso anche agli adulti. Il parco di Villa Putte è spesso utilizzato per festival rock per preadolescenti o per concerti di musica “seria”, con l’età media dei partecipanti che cresce di un bel po’ di lustri. E proseguendo su Via Ponte Albano verso il centro, troviamo sulla destra, un po’ interno rispetto alla baracchina dei gelati, il centro sociale “Casa dei Campi” o “centro Anziani”, come spesso viene chiamato dalla gente di Sasso. È un luogo di letizia e divertimento: nelle sere d’estate, l’odore delle crescentine, preparate dalle nonne di Sasso, fa crollare i buoni propositi per il tragico appuntamento annuale con la “prova costume”. Ma in realtà la vera attrazione del centro sono proprio loro, gli over 70, i nostri “vecchi”, nonne e nonni che, finalmente liberi da ambizioni di carriera o da oneri lavorativi o familiari, si lasciano trasportare da romantici valzer o saltano allegri sulle note di polke e mazurche. Così li abbiamo sorpresi, io e Claudia, una sera piuttosto tardi,mentre camminando su Via Ponte Albano immerse in confidenze reciproche di desideri, dolorl e frustrazioni, cl siamo lasciate guidare verso la Casa dei Campi da luci, musica e da un’atmosfera di festa. Siamo rimaste lì, incantate, fino alla fine delle danze, a sorprenderci per le piroette, gli slanci, i salti e le figure ben studiate di quei ballerini d’eccezione. E per la vitalità e la forza che sono riusciti a trasmettercl, Tornando verso casa con un umore diverso, ho raccontato a Claudia, di quando, molti anni fa, tutta la strada era traboccante di lucciole: un episodio del passato che mi aveva emozionato e rlempito di gioia; come quella sera le danze della Casa dei Campi.
Testo tratto dalla “Guida sentimentale di Sasso Marconi”
Le donne raccontano: luoghi, storie, paesaggi.