Il canale di Palazzo Rossi

Palazzo Rossi, l’armonia architettonica delle case, la Fiera centenaria e, di lato, un piccolo canale che da tempo immemorabile scorre silenzioso, quasi per non voler disturbare la vita della Corte, animata e frastornata dal vocio di quella folla che ogni anno, da secoli, si ritrova l’otto di settembre per celebrare un rito rimasto immutato nel tempo. Questo canale artificiale inizia alla Chiusa di Vizzano, scorre parallelo al fiume Reno per alcuni chilometri per poi ritornarvi a monte della Chiusa di Casalecchio. Con queste note intendiamo far conoscere più da vicino la storia quotidiana di questo piccolo canale per tutto l’arco del diciannovesimo secolo, scoprirne la funzione, l’importanza ed i conseguenti problemi.

12 agosto 1802
Repubblica Italiana. Il Prefetto del Dipartimento del Reno:
‘L’attuale siccità produce una tale scarsezza
d’acqua che se non ne venga fatto uso colla più severa parsimonia potrebbe mancare l’occorrente per la molitura dè grani. Quest’oggetto merita la più grande cura del Governo. E’ questa una circostanza in cui il riguardo al bene e vantaggio dè privati deve venir meno in faccia all’interesse dell’intera popolazione. Il Prefetto ordina e prescrive che niuno ardisca sotto qualsivoglia titolo, diritto o pretesto deviare in verun modo alcuna benché minima quantità d’acqua dal Canale di Reno tanto in città che fuori di essa e così da qualunque altra parte del fiume Reno superiore al canale, specialmente per mezzo della Chiusa di Pontecchio (Fot. 1), onde ne venga ai molini di città la maggior copia d’acqua possibile…” Dalla lettura di questa prima lettera si intuisce che il canale di Pontecchio era tributario del più grande e importante canale di Reno che, scorrendo all’interno della città, era fonte indispensabile di energia molitoria, quindi vitale.
15 agosto 1820
Lettera da Pontecchio a Bologna:
“Alle sei pomeridiane è sopraggiunta una escrescenza d’acqua quasi chiara, che non potendo tenerla tutta in questo ristretto canale, ha sormontata l’arginatura alla Chiusa (di Pontecchio, nda) e disfatta per metà”.

16 marzo 1821
L’Ingegnere incaricato:
“Ritorno alle LL.SS. la posizione riguardante le spese incontrate per i lavori stati fatti nel estate scorso alla Chiusa di Pontecchio per evitare che le acque non avessero a disperdersi per il letto del fiume Reno, e che dovessero mantenersi concentrate nel canale a vantaggio dei mulini ed altri opifici, che profittano dell’acqua medesima. Unisco alla stessa posizione il qui unito progetto del riparto di detta spesa alli rispettivi opificianti: La spesa incontrata per l’esecuzione dei lavori fatti alla Chiusa di Pontecchio ascende a scudi 38.60.5; nota dei molini contemplati nel riparto:
Molino della Canonica
(Casalecchio di Reno) scudi 6.90.7 Molino Azzo Gardino scudi 2.59.4
Molino Borgo Polese, in città, scudi 1.29.6 Molino del Maglio scudi 3.89.0 Molino di Galliera scudi 5.18.0 Molino di Corticella scudi 6.24.6
Molini Nuovi scudi 6.24.6
Molino Bentivoglio scudi 6.24.6 Considerato che uno scudo pontificio corrispondeva, nel 1861, a lire 5,375, oggi la spesa totale di scudi 38 e baiocchi 60 corrisponderebbe a lire 1.316.294, veramente poca cosa! (fonti ISTAT).

15 novembre 1824
Il Marchese Francesco Paleotti Lanzoni rivolge domanda per attivare una derivazione d’acqua dal canale del molino di Pontecchio per uso di un opificio da costruirsi (Fot. 2):
“Chiede di poter derivare un corpo d’acqua da quel tratto di canale che si diparte dal molino di Pontecchio e che si scarica in Reno col attraversare la Berleta di ragione del medesimo sign. Marchese, desiderando esso di condurre tal corpo d’acqua per un nuovo cavo diretto ad un piccolo opificio, che sarebbe disposto di costruire nella detta Berleta, non senza ritornare l’acqua istessa nel canale medesimo prima che giunga a scaricarsi in Reno”.

14 dicembre 1824
Al Sig. Gonfaloniere di Praduro e Sasso:
“Interesso la compiacenza di VS. Ill.ma a far
dare la maggiore pubblicità all’avviso di cui qui’ Le rimetto diversi esemplari”. (Fot. 3: Bando)

9 marzo 1825
L’Assunteria della Chiusa di Casalecchio: “Dopo aver esaminato alcune rimostranze presentate all’Assunteria contro la domanda avanzata dal M.se Francesco Paleotti Lanzoni……ritenuto che la esecuzione dei proposti lavori potrebbe impedire in qualche guisa il libero corso delle acque nel
canale……risolve che si risponda contrariamente al ricorrente…”

19 luglio 1828
Dall’Assunteria della Chiusa di Casalecchio a Sua Em.za Rev.ma il Sig. Cardinal Legato: “Dall’osservarsi che ogni giorno si fa sempre maggiore la scarsezza d’acqua nel canale (di Reno, n.d.a.) avendo trovato del nostro dovere d’indagarne le cagioni abbiamo potuto riconoscere che una delle cause in parte si è quella che alla Chiusa del Molino di Pontecchio non restando introdotta in quel canale che la sola acqua necessaria al Molino stesso, altra buona parte del corpo
d’acqua del Reno sormontando detta Chiusa si disperde e si consuma nell’alveo del fiume… Questo stesso inconveniente si è verificato anche negli anni addietro, e vi si è riparato coll’alzamento della memorata Chiusa di Pontecchio ad effetto di ottenere che tutta l’acqua rimanga unita e convogliata e si conduca alla Chiusa di Casalecchio… Poste queste circostanze non abbiamo creduto di dover esitare a fare eseguire i lavori occorrenti… ed il loro importo ascenderà a circa scudi romani 50 (oggi lire 1.705.000)… Il titolo di questa spesa nel decorso di sei in sette anni a questa parte si è ritenuto a carico degli esercenti Molino lungo tutta l’asta del canale (di Reno, n.d.a.), e cioè dalla Canonica a Malalbergo, mentre i Molini essendo quelli che nell’attuale stagione hanno l’uso prelativo dell’acqua ragione ed equità vuole, che se hanno in ciò il vantaggio debbono sentire pur anche il maggior peso…”

20 luglio 1832
Alli Ill.mi Sigg. Componenti l’Assunteria del Canale di Reno, dall’lng. Ghedini, Direttore della distribuzione dell’acqua del canale di Reno:
“Appena veduta la scarsità d’acqua nel canale di Reno inviai sollecitamente il custode a visitare se alla Chiusa di Pontecchio vi erano dispersioni d’acqua. Infatti egli mi ha riferito avervi ritrovato un inconveniente che porta giù dalla Chiusa quasi un Mulino e mezzo d’acqua (1 Mulino = 845 litri al minuto) a sommo danno dei nostri Molini: Proviene questo inconveniente dal Mugnaio’ (di Pontecchio, n.d.a.) che allorquando noni ha che macinare, tiene nonostante abbassate le portine e quindi l’acqua è costretta a sortire per la Chiusa. Quindi è necessario che’ l’Assunteria intimi anche con comminatoria penale all’anzidetto Mugnaio che quandoo non agisca il suo Molino debba tenere aperte le portine perché l’acqua scorra liberamente, altrimenti non obbedendo agli ordini si procederà a catturazione.”

14 luglio 1834
Memoria di Ludovico Marsigli Duglioli al Legato per diritti della famiglia Rossi sulla Chiusa di Pontecchio: “Il venerato dispaccio di S.E.R. segnato n. 606 in data delli 13 corr.te a me diretto tratta di cosa totalmente spettante a mia moglie Ersilia Rossi, cosicchè avendone con essa conferito, ne risulta la commissione a me di umiliare all’E.V.R. i seguenti rispettosi riflessi…
1. Che la Chiusa di Reno in Pontecchio da antichissimo tempo costrutta di solo legname si è piantata e mantenuta sempre dalla sola famiglia Rossi, per formare un canale ad uso dei Molini ed altri Opifici pure di spettanza Rossi; gli esercenti dè quali Opifici se nella presente circostanza (siccità, n.d.a.) si trovassero privi dell’acqua necessaria al mantenimento delle loro macchine reclamerebbero; siccome niun reclamo emettono essi, così ne viene la prova che l’acqua trattenuta dalla detta Chiusa è sufficiente all’uso a cui è destinata, non potendosi intendere esser essa (la Chiusa, n.d.a.) giammai stata costrutta pel servigio e beneficio degli inferiori, i quali nulla mai hanno speso né spendono per le primitive costruzioni e per le ordinarie, ed anche straordinarie operazioni.
2. Serve poi questa Chiusa e canale molto a vantaggio della Chiusa di Casalecchio ed utenti inferiori, tenendo l’acqua incassata entro terra pel tratto di miglia 3,5 circa (Km. 6,600 circa).
3. Non esistono poi assolutamente le supposte tracimazioni degli argini del canale, perché l’acqua in esso è tenuta regolata in modo che mai vi sia esuberanza.
4. Che se ora, come altre volte, in combinazione di siccità il canale di Casalecchio ed utenti inferiori si trovano, come si sono trovati, nella necessità di curare che la Chiusa di Pontecchio raccolga maggiore quantità d’acqua di quello che porta l’attuale sua costruzione, segnasi l’esempio del passato e cioè che le Aziende inferiori spediscano persona perita la quale si concerti col fattore della proprietaria onde costruire alla meglio in detta Chiusa degli arginelli e soprasogli atti a trattenere maggiore quantità d’acqua, facendo tali lavori a spese dè ricorrenti. Dispiace infinitamente alla proprietaria…… ma essa non può venir redarguita se non si accinge ad un edifizio di allacciatura di Reno assai più robusto, come sarebbe di mattoni cotti, giacchè queste sono imprese non da semplice privata azienda ristretta, come è la Rossi, ma da superiore e dovizioso Governo.” (Supplica di notevole spessore diplomatico, n.d.a.).

28 luglio 1834
Viaggio a Porretta dell’ing. Pallotti: “Per compiere la visita intrapresa lungo il fiume Reno e suoi influenti, onde evitare le arbitrarie derivazioni e dispersioni d’acque, il giorno 25 del corrente mi trasferii sino a Porretta, ed indi sino al confine toscano ove riscontrai rilevanti inconvenienti, specialmente nel tratto di Reno dalla Castellina sino allo sbocco di Silla, lunghezza di più di 3 miglia (Km. 5,700) formandosi con chiuse a capriccio ed opportuni canali per innaffiare grandi berlete investite a frumentone, orti e prati. Tali innaffiamenti dovendo servire a mal regolati terreni, portano grave consumo d’acqua. Finalmente non dovrò tacere che una causa rilevante e perenne di scarsità d’acqua né nostri fiumi, e specialmente nel Reno, ne è il disboscamento fatto oggigiorno più fatale, per le introdotte Ferriere, le quali incalcolabile quantità di carbone consumano, e cagionano perciò sensibile disboscamento che porterà due funestissimi effetti, l’uno di somma penuria d’acqua nell’estate e l’altro piene terribili alle nostre pianure nelle stagioni piovose.” (sembra la situazione odierna!).

29 luglio 1834
Nota delle spese incontrate da me sottoscritto nelle due visite fatte lungo il Reno: “Visita fatta colla scorta di due Carabinieri a cavallo
li 25 luglio, Colazione per n. 3 individui romani scudi 0,50
Fieno e biada per 2 cavalli scudi 0,35 Pranzo a Vergato scudi 0,84 Fieno e biada scudi 0,53 Vetture e guide scudi 1,66 Cena e dormire scudi 0,50 Fieno e biada scudi 0,35
(e così per altri sette giorni, per una spesa complessiva di romani scudi 23,52; oggi lire 802.000).

11 agosto 1834
All’Assunteria del Canale di Reno dall’Ing. Bernardi:
“In seguito all’ordinazione fattami ho commesso il sig. Ing. Pallotti per la visita dell’alto tratto del fiume Reno superiore a Vergato, il quale ha osservati non pochi abusi. Per impedire che le acque del canale di Pontecchio vengano consumate nell’aride sabbie del Reno, ho fatto costruire un tratto ,d’argine destro a fronte dei beni del sig. Luigi Nicoli della lunghezza di pertiche sette (metri 26,6), nel quale lavoro si è dovuto impiegare una doppia fila d’agocchie (aghi di legno) e molte fascine come risulta dall’unita lista n.l e 2 dimostranti tanto la quantità del legname che della mano d’opera occorsa in questo lavoro:
Lista n. 1- Specifica dei materiali e mano d’opera occorse nella costruzione d’un tratto di lunghezza pertiche sette a destra del canale di Pontecchio, dal 21 al 25 luglio 1834; Impiego di 10 uomini più un assistente romani scudi 12,55
Vino somministrato in tutto corbe l,5* scudi 3,00
Per consumo di corda scudi 0,50
Come da lista di S. Franceschini scudi 2,60 In tutto sono romani scudi 18,65 (oggi lire 635.942).

* 1 corba = litri 78,593

9 agosto 1834
Nota di S. Franceschini:
“Ho ricevuto io sottoscritto scudi 2 e baj 60 quali sono per l’importo di n. 14 taraggi serviti pel lavoro eseguito della riparazione del canale di Pontecchio.”
Lista n. 2 – Legname somministrato alla Assunteria di ragione del Sig. Marchese, Guidotti:
N. 234 Pertiche di Amedano a baj 80 il cento romani scudi 1,87
N. 700 fasci comuni di sterpa a baj 50 il cento romani scudi 3,50 N. 8 Agocchie di Amedano di varie grossezze a baj 10 l’una per l’altra romani scudi 0,80 N. 26 Agocchie di Quercia di varie grossezze a baj 15 l’una per l’altra romani scudi 3,90 In tutto sono romani scudi 10,07 (oggi lire 343.411)

13 dicembre 1895
Richiesta di derivazione d’acqua dalla ‘ Chiusa di Pontecchio, da parte della Società delle Ferrovie Meridionali – Rete Adriatica: “Mi permetto richiamare la sua attenzione sulla pubblicazione che ha luogo presso questa R. Prefettura per giorni quindici consecutivi a datare dal 13 corr. di un progetto della Società delle Ferrovie Meridionali per una derivazione dal Reno a Pontecchio affine di provvedere l’acqua occorrente allaa Stazione di Bologna. L’importanza della cosa rispetto alla derivazione che si esercita pel canale di Reno e pel canale Navile colla Chiusa di Casalecchio richiede certamente che si avanzi ricorso contro la chiesta derivazione…”
Questa richiesta di ricorso contro la progettata derivazione d’acqua sortì l’effetto sperato, in quanto non se ne fece nulla. Questo è l’ultimo episodio che vede protagonista il canale di Pontecchio, poi l’oblio. Oggi, come ieri, rimane solo lo scorrere lento a fianco di Palazzo Rossi, della Fiera, della gente….

Grazie Claudia

Alberto Cavalieri