Capitolo 2 – Da Le Predose a Colle Ameno passando dal Ghislìr, cenni storici del Borgo dal XVII al XXI secolo

Può risultare interessante scoprire l’origine e la storia di Colle Ameno: le prime tracce storico artistiche di questo insediamento le troviamo sul Dizionario Corografico dell’Abate Calindri, poi nel volume Colle Ameno di Paolo Guidotti, attraverso i quali è stato possibile ricostruire il percorso che lo ha portato fino a noi.

La storia di Colle Ameno, tra i più preziosi rilievi artistici del territorio di Sasso Marconi, si dipana a partire già dal XVII secolo, quando l’ampio territorio tra la fertile collina ed il fiume Reno fu scelto da una famiglia tra le più in vista a Bologna come luogo di villeggiatura. Si trattava della famiglia Davia che vi realizzò una Villa con adiacente Cappella.
Sasso Marconi è ricca di quelle che vengono definite ville senatorie, ma il nostro Borgo acquisì dagli anni 30 del ‘700 una connotazione singolarissima, non riscontrabile in nessun altro luogo circostante.

Acquisito nel frattempo dalla famiglia Ghisilieri il territorio, originariamente chiamato Le Predose, vide un fiorente sviluppo architettonico ed artistico sotto il Marchese Filippo Carlo, uomo di idee illuminate, che inventò il nome arcadico di Colle Ameno, con il quale il Borgo è noto tuttora.
Oltre alla maestosa villa neoclassica il progetto prevedeva la costruzione di un agglomerato di abitazioni per la servitù e per le maestranze contadine, e di una serie di altri edifici pensati per contenere attività che garantissero al Borgo una sostanziale autonomia, ottenuta nei fatti ma mai legislativamente.

Presso la Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio e nel testo di Calindri’, si leggono le descrizioni che raccontano quello che fu il Colle Ameno alla metà del ‘700, un luogo per quel tempo lontano dal centro culturale urbano della città. II Ghisilieri vi aveva concretizzato l’utopica idea di realizzare una città autonoma, dove si potevano trovare un centro di studi e sperimentazione con una biblioteca, un laboratorio di fisica e scienze naturali, un museo archeologico, un ospedale. Dove vennero impiantate una tipografia ed una fabbrica di ceramiche che per un decennio ebbero una intensa e qualificata attività con la produzione di volumi che sono il vanto di librai ed antiquari e di finissime e ricercate maioliche da tavola a tutt’oggi rappresentate nelle più prestigiose collezioni come quella del Museo Nazionale del Bargello di Firenze.

Le botteghe artigiane, altro tratto distintivo ed assolutamente peculiare del Borgo, ospitavano le attività più varie, come una merceria, una sementeria, una farmacia, un fabbro ed un maniscalco.
Venne inoltre realizzata una preziosa chiesetta in stile tardo barocco, costruita e decorata dai migliori artisti bolognesi del periodo (tra tutti Angelo Gabriello Piò), che contribuirono a creare un esempio di stile e di utilizzo dei materiali unico al di fuori del cuore della città di Bologna.
La stagione di splendore del Borgo si spense nel giro di appena trent’anni, facendolo divenire proprio quello che il suo ideatore Filippo Carlo Ghisilieri non avrebbe voluto, un luogo di villeggiatura, per oltre un secolo.

Ingresso nord al parco della Villa Ghisilieri a Colle Ameno, inizio secolo. (ed. G. Fabbriani)
Ingresso nord al parco della Villa Ghisilieri a Colle Ameno, inizio secolo. (ed. G. Fabbriani)

La Villa Ghisilieri di Colle Ameno all’inizio del secolo. (ed. G. Fabbriani)

Sulla sinistra la villa Davia, sede del comando tedesco e della prigione, nella corte interna della Chiesa di S. Antonio.

La seconda guerra mondiale gettò di nuovo questo luogo al centro della storia, rendendolo il triste e macabro teatro delle atrocità che siamo qui a ricordare. La guarnigione dalla Feldgendarmerie si era insediata nella Villa Davia, situata in un cortile interno al Borgo chiuso alla vista di occhi indiscreti. Al piano terra della Villa Davia, sul giardino della chiesetta, erano situate le stanze dell’attività quotidiana della truppa, nella parte posteriore la prigione. Nemmeno una bomba andò a cadere su Colle Ameno, soltanto una granata lo sfiorò. Dal ricordo del figlio del custode allora bambino ci giunge però memoria della selvaggia distruzione di opere d’arte e arredi: le preziose statue lignee della chiesa e quelle che ornavano le stanze del palazzo, in particolare un gruppo in cera ricordato dai testimoni come oggetto di grande bellezza, furono appese, come impiccate, agli alberi del parco, ed i soldati tedeschi le usarono come bersagli. Le statue lignee sono state di recente restaurate mentre quelle di cera, ovviamente, sono andate perdute.

Come si legge in queste pagine la memoria di coloro che avevano visto e che erano venuti a conoscenza di ciò che era successo non ebbe bisogno di distruzione tangibile per mantenersi viva, ed il racconto dei fatti è stato rinnovato sino ad oggi, nonostante la sorte che è toccata alla Villa Ghisilieri sia stata sfavorevole: quarant’anni di abbandono hanno potuto, assieme alla scarsa qualità dei materiali di costruzione, ciò che non poté la guerra, rendendola poco più che un rudere.

Fin dall’immediato dopoguerra il Borgo ha continuato invece ad ospitare molte famiglie, ed ha così conservato in qualche modo la propria funzione originale. I Rizzi ultimi proprietari misero a disposizione le ville e la canonica della chiesa per ospitare gli sfollati. Oltre alle famiglie dei residenti del Borgo nel dopoguerra al Ghislìr divenne un luogo di incontro e condivisione di oltre settanta nuclei. Parte della popolazione del nostro Comune ha così potuto disporre di un tetto fino alla fine degli anni 50. Anche da Colle Ameno si è avviata la ricostruzione.


La chiesa di S. Antonio dopo la guerra.

Danneggiamenti alla nicchia votiva della Vergine provocati dai tedeschi.

L’ultima proprietà cedette con una donazione tutte le costruzioni alla Fondazione Guglielmo Marconi nel 1974. E’ di alcuni anni dopo la Convenzione fra il Comune di Sasso Marconi e la Fondazione che, oltre ad una acquisizione da parte del Comune del Borgo e della Villa Ghisilieri, lasciando alla Fondazione la Chiesetta di S. Antonio e la Villa Davia, sancisce un impegno reciproco nella ricerca di ridare al Borgo nuova vita.
Si è così avviato un percorso di recupero ancora in itinere nel quale, oltre al restauro delle abitazioni e della chiesa già avvenuto e da quanto potrà essere salvato o ricostruito nelle altre parti, rientra anche il progetto di crearvi un sito della memoria, quale traccia permanente degli avvenimenti del 1944.
Quanto accadde a Colle Ameno in quel drammatico periodo storico, la concentrazione, la selezione di uomini, le loro uccisioni, rappresenta un drammatico e disumano discostamento dalla illuministica e forse utopica società immaginata dal Ghisilieri per i suoi tempi.