Capitolo 10 – Colle Ameno

Su Colle Ameno ci limitiamo ad alcuni brevi cenni sul periodo bellico poiché dedicheremo all’argomento una intera pubblicazione che ci auguriamo possa uscire nella primavera del prossimo anno.
Il Colle Ameno, compresa la villa, che allora era integra, e la parte interna della corte, sin dall’inizio della guerra, venne requisito dalla Lutfhansa come base logistica. Successivamente i locali furono adibiti ad ospedale militare. Un vistoso simbolo della Croce Rossa fu dipinto sui tetti del caseggiato centrale, mentre una seconda gran de croce rossa copriva quasi tutto il prato all’interno del vasto cortile fra il portone di accesso e la chiesina dedicata a Sant’Antonio. Questi segnali di protezione rimasero anche quando l’ospedale fu trasferito altrove e tre ambulanze ormai fuori uso, rimaste nel cortile venivano di tanto in tanto spostate per dimostrare che l’ospedale era ancora attivo.

Colle Ameno 1944 - Scritte sul muro fatte dai prigionieri per segnalare il loro passaggio.

Colle Ameno - 2

Colle Ameno 1920 - Facciata della Villa Ghisiglieri.

Colle Ameno - 3

Colle Ameno 1946 - La villa Ghisiglieri a Colle Ameno vista dall'interno.

Dal 6 ottobre 1943 al dicembre 1944 Colle Ameno venne invece utilizzato come campo di smistamento per “ZET Gge” (dizione in lingua tedesca delle lettere “Z” e “G” iniziali di “Zivil Ghegagener” cioè prigioniero civile). Comandava il campo il sergente Brotshy Friedrich, detto Fritz. I prigionieri civili, solo gli uomini di età superiore a diciotto anni, catturati nei continui rastrellamenti, operati dall’esercito tedesco e dai corpi speciali delle S.S., al di qua della Linea Gotica, da Loiano a Porretta, venivano portati al Colle Ameno e suddivisi in tre categorie:
I più giovani e fisicamente validi, venivano convogliati alle Caserme Rosse di Bologna per essere poi trasferiti in Germania nei campi di lavoro, I meno giovani, ma ancora abili al lavoro venivano aggregati alla TODT (organizzazione tedesca del lavoro) e utilizzati dall’esercito tedesco per costruire fortificazioni e trincee, per posare in opera mine antiuomo e anticarro, per il trasporto di viveri e munizioni, gli invalidi o le persone malate, rappresentavano la terza categoria dei non abili al lavoro e venivano fucilati.