Capitolo 13 – I giorni della liberazione

Dalle testimonianze personali, vissute e rese note dal Dott. Giovanardi e qui pubblicate, risulta con chiarezza che nell’ottobre 1944 a difendere tre chilometri di fronte, da Brento a Monterumici, erano rimasti meno di 39 soldati tedeschi.

I tedeschi avevano da tempo sguarnito questa parte di fronte, che presentava le maggiori difficoltà per una rapida ritirata, sicuri come erano di un imminente sfondamento da parte degli alleati, che invece preferirono fermarsi e riposarsi al di là del fiume Savena, pagando successivamente questo errore tattico con un pesante prezzo in termini di feriti, di perdite di vite umane e di mezzi: furono più di trecento i militari americani morti e altrettanti i feriti dall’ottobre del 1944 all’aprile del 1945.

Infatti i tedeschi accortisi che gli americani si erano fermati, utilizzando migliaia di civili italiani, rinforzarono tutta la linea del fronte, scavando trincee, bunker in cemento armato e postazioni antiaeree e protessero la linea difensiva apprestando decine di campi minati, che rappresentarono uno dei maggiori ostacoli per l’avanzata degli alleati. Questa nuova linea difensiva, che dalla sponda del fiume Setta sopra Rioveggio, passando lungo i crinali dei monti (La Buca, Cà di Bocchino, La grotta, Furcoli, Monterumici) arrivava fino a Monte Adone, fu chiamata dai tedeschi “linea d’inverno” o “Grane Linie” (Linea verde).

Di tanto in tanto, per mantenere allenato il fronte alleato, i tedeschi facevano il tiro a segno con gli autocarri alleati che transitavano sulla statale della Futa nei pressi di Loiano. Infatti nel versante orientale di Monte Adone, i tedeschi avevano scavato un rifugio nella roccia con la capienza necessaria per ospitare un cannone montato su dei binari. Avevano trovato il giusto puntamento per colpire la strada della Futa, sempre nello stesso preciso punto, e di tanto in tanto facevano uscire il cannone dal rifugio, colpivano il primo automezzo militare che passava e riportavano il cannone nel nascondiglio protetto. L’aviazione alleata, appena informata dell’attacco si portava sul luogo, ma del cannone non trovava alcuna traccia; dopo aver perso diversi uomini e mezzi, gli alleati, non trovando altre soluzioni, decisero di costruire una strada alternativa.

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20 aprile 1945 - Carri armati della Sesta Armata Sudafricana sostano nei pressi del Casellino per lasciare passare le truppe sulla via della Val di Setta, a sinistra della foto.

 

Alle 22,30 del 15 aprile 1945, dopo oltre sei mesi di sosta, le truppe sudafricane del Comando alleato si rimisero in movimento conquistando Monte Sole, dopo che l’aviazione aveva per due giorni bombardato a tappeto la montagna usando anche bombe al napalm. Il 16 aprile Monte Abelle e Caprara erano liberi. Ai tedeschi, il 16 aprile, rimanevano soltanto le fortificazioni di Monterumici e di Monte Adone. Il 17 aprile ebbe inizio l’attacco decisivo a Monte Adone, condotto dal capitano americano Milton che vinse le ultime resistenze tedesche il giorno successivo. Il colonnello Broedlow, subito informato, si congratulò personalmente con il capitano Milton e ordinò di inviare un plotone munito di bandiera statunitense sulla cima di Monte Adone, cosicché si potesse scattare una fotografia che rivaleggiasse con quella che i Marines avevano posto sul monte Surabachi.

Nella stessa mattinata, alle ore 9,30 del 18 aprile, la 10° Divisione e la 85° Divisione da montagna americana, che dal 5 marzo erano appostate a pochi chilometri a sud di Vergato, iniziarono la loro marcia lungo la Porrettana arrivando fino a Pian di Venola senza incontrare resistenza. I tedeschi per ritardare l’avanzata alleata avevano fatto saltare le arcate che sostenevano la Rupe sulla Porrettana a Sasso, impedendo così il passaggio di automezzi e carri armati. Inconsapevolmente resero in questo modo un importante servizio alle truppe americane che deviando per Tolè e scendendo da Monte Pastore fino a Calderino, arrivarono anticipatamente sulla Via Emilia, incontrando solo qualche postazione di cecchini che furono liquidati senza neppure la necessità di fermarsi, e qui riuscirono a bloccare le ultime colonne di tedeschi in ritirata.

I giorni della liberazione - 2

18 aprile 1945 - Gruppo del 361° Regg. Fant. U.S.A. sulla cima di Monte Adone.

 

Verso mezzogiorno del 20 aprile 1945, i primi fanti della 6° Divisione sudafricana, provenienti dalla Val di Setta, appoggiati dai carri armati Sherman M4A3, attraversarono il fiume Reno a Ponte Albano; giunti alla Cervetta due carri armati e una Compagnia entrarono in Sasso mentre il resto della Divisione proseguì in direzione di Bologna. Il paese di Sasso Marconi e le strade verso Bologna erano deserte, ma la marcia verso la città fu abbastanza lenta a causa di cecchini tedeschi, che appostati in diverse parti, sulle colline a sinistra della Porrettana da Pontecchio a Casalecchio, sacrificarono la loro vita pur di guadagnare tempo per permettere al grosso delle forze di terra tedesche di abbandonare le basi e dirigersi verso il Po.

Nel pomeriggio dello stesso giorno, il 20 aprile, sull’altro versante del Savena, la 34° Divisione americana arrivava a Pianoro per proseguire poi verso Bologna; a Pian di Macina una colonna si staccò per ripulire la cresta delle colline, da Pieve del Pino sino a San Luca. Un piccolo gruppo devierà verso Pontecchio, fino a Palazzo Rossi dove sostò per tutta la notte; due tedeschi che si erano nascosti nelle cantine del castello si arresero spontaneamente. Alle ore 8,51 del 21 aprile 1945, il corpo di spedizione polacco, proveniente dalla Via Emilia, arrivò alle porte della città, presidiata sin dall’alba dalle forze partigiane. Bologna era libera.

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Ponte Albano 20 aprile 1945 - Carri armati Sberman M4A3 tank della 6° armata Sudafricana attraversano il fiume Reno.

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Pontecchio Marconi 20 aprile 1945 - La 6° Armata Sudafricana, arrivano a Pontecchio. (foto di proprietà Luciano Nanni)

I giorni della liberazione - 5

Pontecchio Marconi 20 aprile 1945 - Carri armati della 6° Armata Sudafricana, dalla Porrettana prima di Borgonuovo sparano verso postazione tedesca. (foto Schmidt 412540 - Combat - Photo)

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