Capitolo 11 – …Domani gran brutto giorno…

Nella tarda primavera del 1944, venimmo a sapere che mio padre era stato fatto prigioniero dai tedeschi e così mia madre dopo aver seppellito in cantina le poche cose che non potevamo portarci appresso, decise di abbandonare la nostra casa, sita ai Cinquecerri, per sfollare nella casa colonica dei suoi genitori a Cà di Orano, nella parrocchia di Malfolle in Comune di Marzabotto, sulla collina sopra a Sibano di fronte a Monte Sole.

Lì siamo rimasti sino al 27 settembre 1944. Infatti quel giorno nella tarda mattinata, ci fece visita la solita pattuglia di polizia, tre tedeschi della Wermacht, con una motocicletta a sidecar, che avevano il compito di vigilare la zona. Conoscevano da tempo tutti i componenti della famiglia: i genitori di mia madre, cinque sorelle e sette nipoti. Si fermavano spesso per bere un bicchiere di vino e per mangiare qualcosa, mantenendo sempre un comportamento corretto.

Anche quel giorno entrarono in casa e fu loro offerto un bicchiere di buon vino e alcune crescentine fritte da poco, che a loro piacevano quanto il vino. Il comandante del gruppo chiamò tutte le persone adulte e in un italiano un po’ storpiato disse: “Se voi essere intelligenti questa notte andare via, perché domani gran brutto giorno”. Il comandante aveva visto i preparativi e sapeva dello sterminio che l’indomani i tedeschi avrebbero compiuto nella zona di Marzabotto, anche se evidentemente non conosceva esattamente il luogo (avvenne infatti dall’altra parte del fiume a Monte Sole e dintorni).

Il nonno dopo una breve riflessione rispose: “Come facciamo ad andare via, le due mucche rimaste nella stalla possono trainare un solo birroccio, e tutta la nostra roba?” La risposta del Comandante fu immediata e convincente: “Tu morto questa roba non servire, tu vivo anche poca roba servire”. Intervenne allora la nonna un po’ sgomenta: “ma dove andiamo? Poi abbiamo un bambino ammalato, con il morbillo e la febbre altissima”. “Morbillo?” chiese il Comandante, mentre da una tasca estraeva un piccolo dizionario; lesse e rispose “Pensare io a piccolo kinder (ragazzo) “, uscì per prendere una borsa dalla moto, a me fece una puntura, agli adulti indicò su una carta topografica la strada più sicura per il nostro viaggio e ci suggerì una fascia oraria in cui non avremmo dovuto incontrare difficoltà.

Partimmo all’ora indicata, alle 20,30 quando faceva già buio; la nostra meta era Savigno dove rimanemmo fino alla fine della guerra. Dopo 35 anni esatti, ai primi di ottobre del 1979, mi sono riammalato di morbillo. Questo episodio, che nonostante fossi un bambino, è ben impresso nei miei ricordi, ancora oggi mi fa pensare, specialmente nei momenti in cui altre guerre anche vicino a noi creano episodi particolarmente cruenti e crudeli, che più che le singole persone è la guerra in sé ad essere disumana, feroce e ingiusta per l’uomo, inteso come genere umano. Ma evidentemente è vero che la storia non insegna, la storia si ripete.

Giuseppe Dall’Olio